Sommario
Arte e Storia
Vedere il demonio per credere Il male in persona

Il male in persona


L'autore

Laurence Bobis (1961) è direttore della Bibliothèque de l’Observatoire di Parigi.
È autrice di un volume sulla storia del gatto nell’Occidente medievale: Elogio del gatto. Storia, miti e leggende (2000).

Metà uomo e metà animale: è la classica raffigurazione del maligno.
Tuttavia ne esistono infinite altre, compresa quella che lo vede nei panni di un gatto.

Cristo divide le pecore dai capri, mosaico del VI secolo. Ravenna, Sant’Apollinare Nuovo.

Il mondo dell’immaginario

Non è possibile comprendere l’uomo medievale senza considerare l’inverso del mondo dei vivi: il quaggiù, nel Medioevo, non si concepisce senza l’aldilà. E nell’aldilà un posto rilevante è occupato dall’inferno. La rappresentazione più frequente dell’inferno è la gola del leviatano, il mostro che apre le sue larghe fauci per inghiottire i dannati.
L’inferno appare come una potenza animale, divoratrice e ostile. Nell’agitarsi delle fiamme e dei serpenti, i demoni si danno da fare con forconi e altri attrezzi. Fra i dannati, ammucchiati in maniera confusa o messi a bollire in un grande pentolone, si riconoscono spesso re e vescovi, ma anche figure come l’avaro, con la borsa attorno al collo, e la lussuria, morsa al seno e al sesso da serpenti e da rospi. L’inferno è il regno del vizio e del disordine. La più compiuta e affascinante descrizione medievale dell’inferno è probabilmente quella che ci offre Dante Alighieri nella sua Divina Commedia. Nel poema il regno dei dannati è descritto come un imbuto immenso, una spaventosa voragine che termina al centro della Terra, dove è conficcato Lucifero, orribile mostro a tre teste, scagliatovi dopo la sua ribellione a Dio.

 

Giovanni da Modena, particolare dall’Inferno, affresco di inizio XV secolo. Bologna, San Petronio, Cappella Bolognini.

Un angelo blu
Con un corpo umano o animale, le corna, la coda, le ali, gli artigli, ma anche con gli zoccoli o un unico corno al centro della fronte: in questi e in infiniti altri modi – perfino dissimulato sotto le vesti di un monaco – è stato raffigurato il diavolo nel corso dei secoli. Questo perché il diavolo è per propria natura costituito da un corpo aereo che può assumere forme diverse e aspetti svariati per confondere l’uomo: a volte terribile e mostruoso, talora suadente e subdolo. In origine l’iconografia cristiana raffigurò il diavolo alla maniera di un angelo: come una figura blu appare ad esempio in un mosaico del VI secolo nella chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna che rappresenta la parabola della divisione delle pecore dai capri, descritta dall’evangelista Matteo.
Il mosaico ravennate si basa sull’idea di “angelo caduto” e sull’antica interpretazione dei colori rosso e blu: la figura rossa è composta di luce e di fuoco, quella blu invece di aria, a indicare il luogo delle tenebre, tipico degli spiriti maligni.

Coppo di Marcovaldo, particolare dal mosaico sull’Inferno, XIII secolo, Firenze, Battistero di San Giovanni.
IL NEMICO NUMERO UNO

IL NEMICO NUMERO UNO

Satana è, in ebraico, l’avversario per eccellenza di Dio: nella traduzione greca viene chiamato diavolo. Dal greco il termine passa, grazie alla traduzione della Bibbia, al latino e dal latino nelle lingue neolatine (come l’italiano, il francese e lo spagnolo), germaniche e slave.
Satana, il diavolo, è il capo degli angeli puniti e caduti con lui: si tratta di potenze del male, degli spiriti maligni che svolgono una funzione malefica opposta a quella degli angeli. Questi spiriti assumono, nella traduzione greca della Bibbia, il nome di demoni. Oggi, nel linguaggio comune, tutti questi termini vengono sovente usati come sinonimi, per indicare il nemico numero uno di Dio, il male.

Coppo di Marcovaldo, particolare dal mosaico sull’Inferno, XIII secolo, Firenze, Battistero di San Giovanni.

Coppo di Marcovaldo, particolare dal mosaico sull’Inferno, XIII secolo, Firenze, Battistero di San Giovanni.

Una creatura mostruosa
Successivamente, a partire dal XII secolo, prevalse un altro modo di raffigurare il demonio legato all’immagine che ne davano gli antichi: il cosiddetto “tipo satiro”, quello che ancora oggi è per il mondo occidentale “il diavolo”: una creatura dall’aspetto umano cui sono attribuiti corna, coda e zoccoli (o artigli). Altri segni distintivi importanti sono le orecchie animali, il pelo arruffato, la barba caprina.
La presenza degli artigli si spiega con la consuetudine del diavolo di afferrare, ghermire e tenere strette le anime, funzioni alle quali ben si adattano le unghie acuminate degli uccelli predatori.

 

Giotto, La cacciata dei diavoli da Arezzo, particolare, fine XIII secolo. Assisi, Basilica superiore di San Francesco

Il busto può anche essere rivestito di scaglie, analoghe a quelle di insetti ripugnanti oppure risultare caratterizzato da ”seni cadenti“, immagine questa di provenienza orientale. Spesso, a partire dal XIII secolo, i demoni sono anche “gastrocefali”, presentano cioè un ulteriore volto sul ventre non meno spaventoso dell’altro. Questo tipo di immagine si diffonde con variazioni: la ripetizione dei volti interessa le zone impure (sesso, cosce, petto) o le articolazioni (gomiti, spalle, ginocchia). Questa tendenza, mentre rafforza la mostruosità del diavolo, rende nota la sua bestialità per mezzo dello spostamento della testa, sede dell’intelligenza, verso le parti oscene del corpo.

Nel corso del Trecento si delinea ancora un nuovo tipo di immagine, quella del “diavolo tentatore”, che assume un travestimento devoto nel tentativo di confondere e di non essere riconosciuto nella sua mostruosità. Ma, per informazione dello spettatore, dall’abito fuoriescono attributi diabolici quali gli artigli o la coda.

Hieronymus Bosch, particolare della Morte del giusto, tondo dei Sette peccati capitali, ca. 1500-1525. Madrid, Museo del Prado. Sulla testiera del letto del moribondo sta un diavolo sotto forma di gatto.
DEMONIO A QUATTRO ZAMPE

DEMONIO A QUATTRO ZAMPE

Il gatto si diffuse molto tardi in Occidente. Venne infatti importato senza dubbio dall’Egitto tra il I e il IV secolo, verosimilmente a partire dalle città portuali della Spagna, dell’Irlanda e dell’Italia meridionale. Che il gatto abbia acquistato molto rapidamente un posto nella cerchia degli animali domestici è sicuro, non fosse altro che per il suo ruolo fondamentale di cacciatore di topi, animali che vivono anch’essi nelle immediate vicinanze degli uomini. La presenza del gatto nella vita quotidiana del Medioevo non ha impedito, comunque, lo sviluppo di tutta una simbologia fortemente negativa. Soprattutto sul piano psicologico il gatto è screditato.
Ingordo e ladro, vanitoso e lussurioso, il gatto viene associato alla donna. Ma per qualcuno si tratta addirittura del demonio in persona. Gatto, donna e demonio danno poi luogo a un’unica associazione mentale: la strega. E, come strega, il gatto viene bruciato sul rogo da folle di fanatici. La più antica attestazione di questa pratica brutale risale al 1344, al cosiddetto “mercoledì dei gatti” di Metz, quando durante la Quaresima tredici gatti vivi vennero chiusi in una gabbia di ferro e dati alle fiamme.
Questa usanza si diffuse in diverse città europee: il mercoledì delle Ceneri, la prima domenica di Quaresima o comunque un altro giorno di questo periodo liturgico veniva eretto sulla piazza un rogo, sul quale era sospeso per mezzo di una fune un grosso paniere riempito di gatti (ovviamente ancora vivi); poco alla volta il paniere veniva calato sulle fiamme, finché il groviglio di povere bestie imprigionate prendeva fuoco. A quel falò venivano accese delle torce con le quali, in processione, si andava in giro per i campi e si sfioravano gli alberi, gli animali e l’erba come augurio di fertilità.

Hieronymus Bosch, particolare della Morte del giusto, tondo dei Sette peccati capitali, ca. 1500-1525. Madrid, Museo del Prado. Sulla testiera del letto del moribondo sta un diavolo sotto forma di gatto.

Hieronymus Bosch, particolare della Morte del giusto, tondo dei Sette peccati capitali, ca. 1500-1525.
Madrid, Museo del Prado. Sulla testiera del letto del moribondo sta un diavolo sotto forma di gatto.

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