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Diritto e storia
Violenze sempre più clamorose - I terroristi del Ku Klux Klan

Violenze sempre più clamorose - I terroristi del Ku Klux Klan


L'autore
André Kaspi

André Kaspi (1937) ha insegnato Storia dell’America settentrionale all’Università di Panthéon-Sorbonne. Nel 2005 ha conseguito la Legion d’Onore. In italiano è apparsa la Storia degli Stati Uniti d’America (1990). Fra gli scritti dedicati agli Stati Uniti ricordiamo La vie politique aux États-Unis («La vita politica negli Stati Uniti», 1970) e La peine de mort aux États-Unis («La pena di morte negli Stati Uniti», 2003).

L’Ottocento vide anche il crescere dell’odio razziale che trovava la sua forza nella frustrazione di molti bianchi, nelle città e nelle campagne.

Un abitante su cinque era nero

Nel 1790, per la prima volta nella sua storia, la giovane repubblica degli Stati Uniti d’America procedette al censimen- Violenze sempre più clamorose to della sua popolazione. Gli abitanti risultarono 3 929 214. Tra di loro figurava un 19,3% di neri (un abitante su cinque). Di questi 757 181 neri, 697 624 appartenevano alla categoria «schiavi», il 90% dei quali viveva negli Stati del Sud.

Sembrano statistiche sorprendenti, se si pensa che nella Dichiarazione d’Indipendenza si legge che «tutti gli uomini nascono eguali, il loro Creatore li ha dotati di alcuni diritti inalienabili, tra i quali la vita, la libertà e la ricerca della felicità». Tuttavia, la stessa Costituzione federale del 1787 riconosceva l’esistenza della schiavitù, attribuiva al Congresso la facoltà di adottare delle leggi che proteggessero i proprietari di schiavi fuggitivi e affermava che, dal punto di vista della popolazione rappresentata in Parlamento, un nero valeva solo tre quinti di un bianco. In breve, si può affermare che gli Stati Uniti nacquero sotto il segno della contraddizione libertà-schiavitù. Del resto, la schiavitù era essenziale per l’economia del Paese, che risultava complessivamente poco popolato: servivano braccia per le piantagioni. Finita la guerra di secessione e abolita la schiavitù in tutto il Paese, l’anima razzista degli Stati Uniti non cessò di manifestare la propria contrarietà all’emancipazione dei neri. La reazione più nota fu la nascita del Ku Klux Klan.

 

La fondazione nel 1866

Il Ku Klux Klan venne fondato nel 1866 a Pulaski nel Tennessee, subito dopo la vittoria degli unionisti nella guerra di secessione, quando negli Stati del Sud avvenne la liberazione degli schiavi neri e la ricostruzione sotto il controllo degli affaristi e dei politici del Nord.

A capo del Klan c’era Nathan Bedford Forrest, un ex generale dell’esercito confederato. L’organizzazione aveva come obiettivo quello di terrorizzare i neri e tutti i nemici del Sud, a partire dai cosiddetti carpetbaggers (letteralmente, «quelli che girano con la sacca sulle spalle»), venuti dal Nord per speculare sulle rovine della Confederazione sudista, fino agli scalawags («bassi», «insignificanti»), esponenti antirazzisti e democratici del Sud.

I membri del Klan fecero ricorso fin dagli esordi a metodi semplici e brutali: univano le burle alle violenze, agivano nella notte e nel mistero, picchiavano e uccidevano per impedire che gli schiavi di ieri potessero votare.

Nel momento in cui compivano le loro spedizioni o nelle manifestazioni pubbliche gli appartenenti al Klan indossavano lunghi vestiti bianchi, con cappucci o maschere con cappelli a punta. Durante i cortei venivano sventolati cartelli con minacce e insulti ai neri o ai loro amici. La «firma» delle azioni del Klan, compresi linciaggi e incendi, era costituita da grosse croci infuocate piantate nei pressi delle abitazioni delle vittime.

Un incubo per i neri, se si pensa che il Klan arrivò a contare in pochi anni circa mezzo milione di aderenti.

Rituale di alcune persone, appartenenti al Ku Klux Klan, che usano il fuoco «purificatore».

Dal vecchio al nuovo Klan

A causa delle violenze sempre più clamorose che scossero l’opinione pubblica, il governo federale sciolse il Klan, che scomparve nel 1871. Rinacque nel 1915, quando un predicatore e assicuratore – William Joseph Simmons – fondò ad Atlanta una società commemorativa in onore del Klan: agli inizi era costituita da diciassette membri, ma a partire dagli anni Venti le adesioni crebbero vertiginosamente, toccando i due milioni.

A differenza del vecchio Klan, gli aderenti si trovavano ora anche negli Stati del Nord, del Midwest e dell’Ovest: il Ku Klux Klan era diventato un’organizzazione nazionale. I suoi membri venivano dalle campagne, ma anche dalle piccole e grandi città. Condividevano l’odio per gli stranieri, gli ebrei, i cattolici, i sindacati, i sovversivi e, ovviamente, i neri. Difendevano un «americanismo al 100%», in un’epoca nella quale razzismo, xenofobia e fondamentalismo si diffondevano negli Stati Uniti. Ma la crescita troppo veloce portò con sé corruzione e invidie all’interno del Klan. Negli anni Trenta, così, il Klan si indebolì progressivamente fino a cessare di esistere. Ma non per molto.

 

Un pericolo attuale

Dopo la seconda guerra mondiale, il Klan è tornato sulla scena. Questa volta il nemico numero uno è il comunismo, ma non cessa l’odio per i neri, gli ebrei, gli ispanici, i liberali. Il Klan non rifugge da attentati e azioni terroristiche. Uno dei suoi Grandi Maghi – tale David Duke – tenta, nel 1978, di farsi eleggere al Senato della Louisiana. Riuscirà a sedere alla Camera dei Rappresentanti dello stesso Stato nel 1989, dopo aver lasciato «per ragioni tattiche, nell’interesse della supremazia bianca» il Klan.

Duke è anche presidente di una associazione per il progresso dei bianchi: afferma con risolutezza e determinazione che deve finire l’era delle iniziative in favore dei neri, come pure della «discriminazione al contrario » di cui sarebbero vittime i bianchi.

Nel 1991 però David Duke viene sconfitto alle elezioni per il rinnovo della carica di governatore della Louisiana.

Non si può valutare con precisione il numero degli aderenti attuali al Klan, e ancor meno quello dei simpatizzanti.

Quel che è certo, è che il Klan trova la sua forza nelle frustrazioni di molti bianchi, nelle campagne e nelle città.

Diviso al proprio interno, ridotto a dar voce a un malcontento diffuso ma tutto sommato dagli obiettivi imprecisi, incapace di mantenere un ruolo nella vita politica, il Klan rappresenta nondimeno una tendenza pericolosa: un segno della contraddittorietà della cultura americana.

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