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Vita quotidiana
Gli antichi, così lontani, così vicini Giocare nel mondo antico L’arte del capello

L’arte del capello


Dall’austerità repubblicana agli eccessi dell’età imperiale l’evoluzione di un fenomeno sociale e artistico.

I primi esempi
Nelle età più antiche le donne si pettinavano con grande semplicità e naturalezza, senza ricorrere ad alcun artificio. Le giovani preferivano i capelli lunghi, divisi da una riga centrale e raccolti in una coda di cavallo. Ci si pettinava anche con frangetta sulla fronte e treccine.
Ma la prima pettinatura tipicamente italica, senza precedenti nel mondo greco, nasce alla fine della repubblica. È l’acconciatura “all’Ottavia”, con un boccolo morbido e gonfio sulla fronte e trecce raccolte dietro la testa. Era una acconciatura semplice, ma regale: non necessitava di posticci, cioè di capelli finti, e poteva essere eseguita anche senza l’aiuto della ornatrix, la schiava pettinatrice. La adottarono in generale le donne di alto rango, anche le più anziane.

 

Busto di donna romana, I secolo d.C. L’acconciatura è probabilmente composta da una pesante parrucca.

In epoca imperiale
Con il dilagare della ricchezza e del lusso, del desiderio di apparire e di stupire, le acconciature divennero sempre più elaborate. Indispensabile divenne il calamistrum, il ferro per fare i ricci.
L’elemento caratterizzante dell’acconciatura “alla Giulia di Tito”, così chiamata dalla moglie dell’imperatore Domiziano, era un posticcio di riccioli disposto a corona sulla fronte accompagnato da un intreccio di capelli sulla nuca.
Nell’età di Traiano era ancora di moda la medesima acconciatura anche se notevolmente accresciuta nei volumi, con un posticcio centrale più alto e più ricco e una raccolta di capelli, assai rigonfia, disposta a ciambella su tutta la testa.

Busto di Lucio Vero. Come era di moda nel II secolo d.C., il fratello adottivo di Marco Aurelio portava barba e capelli lunghi.

Ritorno al classico
Sul finire del II secolo d.C. tornarono di moda le acconciature classiche e di ispirazione greca, come le ondulazioni a melone proprie dell’età repubblicana. Ispiratrice di questo ritorno alla normalità fu l’imperatrice Sabina, moglie di Adriano che, al rientro da una lunga permanenza ad Atene, sfoggiò capelli naturalmente mossi ripartiti in due bande, rialzati sulle tempie e raccolti in una contenuta matassa fermata sulla nuca. Dopo la dinastia degli Antonini la ritrovata austerità del modo di vivere si riflette anche nelle acconciature: più composte e caratterizzate sulla nuca da una massa appena ondulata a forma “di tartaruga”.
Successivamente divennero di moda pesanti parrucche, con chiome ondulate raccolte in un’ampia matassa. In ogni caso, a eccezione delle dame d’alto rango, la maggior parte delle donne, dedite più alla casa e alla famiglia che a feste e banchetti, erano solite pettinarsi semplicemente, pur conservando nell’acconciatura e nei volumi qualche eco delle pettinature in voga.

Ritratto femminile che evidenzia la caratteristica acconciatura di età traianea: alti riccioli sulla fronte e capelli raccolti dietro la nuca.

Gli uomini: barba e capelli
Fino al III secolo a.C., i Romani portavano capelli lunghi e barbe incolte. I contatti sempre più stretti con la Grecia favorirono il diffondersi dell’uso di radersi barba e baffi e anche la moda di portare i capelli corti o totalmente rasati.
Per tutta l’età repubblicana gli uomini portarono capelli corti, crespi o lisci, riportati in avanti: un’acconciatura semplice e pratica, adatta a ogni età, che lasciava scoperto il viso coprendo stempiature e calvizie. Ma già verso la fine della repubblica comincia a divenire di moda, soprattutto fra i giovani, portare capelli ben acconciati disposti a circolo sulla fronte e leggermente arricciati con il calamistrum. Le botteghe dei barbieri (tonsores) acquistano così molto lavoro e i loro saloni di bellezza, eleganti e con le pareti rivestite di specchi, diventano il luogo d’incontro dei giovani patrizi.
Per tutto il I secolo dell’impero si portano capelli ben acconciati, pettinati a ciocche verso la fronte, e barbe rasate. La mano sapiente del barbiere e l’uso del ferro da ricci sono ora più che mai evidenti nella morbidezza e nella lunghezza della frangia, assai pronunciata durante l’età giulio-claudia, corta nell’età dei Flavi. L’eccezione è rappresentata da Nerone che portava capelli più lunghi del normale, inanellati in boccoli.
Con l’avvento degli imperatori filoellenici, riappaiono le barbe lunghe e ricciute. Le acconciature prevedono capelli arricciati in boccoli studiati, totalmente innaturali. È anche di moda avere i capelli biondi. C’è inoltre chi si tinge e chi, come l’imperatore Commodo, si cosparge la testa con polveri d’oro.

Busto maschile con i capelli pettinati corti riportati sul davanti.

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