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Leggere un classico
Storia di un paese: Montaillou

Storia di un paese: Montaillou


L'autore
Emmanuel Le Roy Ladurie

Emmanuel Le Roy Ladurie nasce a Les Moutiers-en-Cinglais (Francia nord-occidentale) il 19 luglio 19291 in una benestante famiglia di proprietari terrieri cattolici e cresce nell’ambiente sociale e culturale della Normandia, caratterizzato da una certa chiusura e arretratezza.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale viene mandato in un convitto religioso a Caen, dove rimane fino alla fine del conflitto. Dalla primavera all’autunno del 1942 il padre ricopre la carica di ministro dell’Agricoltura e dei Rifornimenti nel governo collaborazionista del maresciallo Pétain2 e, nonostante subito dopo si unisca alla Resistenza nel maquis3 di Orléans, questo avvenimento peserà sulla successiva carriera politica del figlio. Nell’ottobre del 1945 entra in uno dei migliori licei francesi, l’Henri IV, da cui viene, però, espulso alla fine del 1947 a causa di una bravata.

Ripiega, quindi, sull’altrettanto prestigioso ma più periferico liceo Lakanal a Sceaux (un comune a sud di Parigi), dove – alla ricerca di nuovi valori meno ristretti e convenzionali – si avvicina al comunismo (prenderà la tessera del Partito comunista francese nel 1949, ma lo abbandonerà deluso nel 1956, avendo appreso del rapporto sui crimini di Stalin presentato da Kruscev e della dura repressione sovietica in Ungheria).

Nel settembre del 1949 è ammesso – dopo aver provato per tre volte il concorso – all’illustre École Normale Supérieure, dove si laurea e si abilita per l’insegnamento nel 1953. A Parigi Le Roy Ladurie si immerge nel vivace clima politico e intellettuale e stringe amicizia, tra gli altri, con François Furet.

Nel 1953 inizia a insegnare storia al liceo di Montpellier.

Nel 1960 diventa assistente presso la facoltà di Lettere dell’Università di Montpellier e nel 1963 è chiamato da Fernard Braudel a ricoprire la carica di direttore didattico dell’École pratique des hautes études di Parigi.

Nel 1970 insegna alla Sorbona e l’anno successivo gli viene assegnato un corso di scienze sociali presso l’Université de Paris VII. Dal 1973 al 1999 Le Roy Ladurie, ormai affermato e conosciuto non soltanto negli ambienti accademici, detiene la cattedra di storia della civiltà moderna presso il Collège de France dove oggi è professore onorario. Dal 1987 al 1994, inoltre, si occupa anche della Biblioteca Nazionale di Parigi in qualità di presidente del Consiglio d’amministrazione.

Oggi Le Roy Ladurie pubblica spesso editoriali sulle principali testate francesi, tra cui «Le Monde», «Le Nouvel Observateur» e «L’Express».

 

1 -  In una recente intervista Le Roy Ladurie ha sottolineato: «Sono nato nel 1929, l’anno della crisi mondiale e del cinquantesimo compleanno di Stalin. In prospettiva due elementi che dovevano marcare la mia vita, il capitalismo e il comunismo».

2  - Philippe Pétain (1856-1951), generale e politico francese, fu a capo del governo dal 1940 al 1944 durante l’occupazione nazista. La sede provvisoria della capitale fu stabilita a Vichy, nella Francia centro-meridionale. Il governo di Pétain collaborò con i Tedeschi, opponendosi alla Resistenza che aveva il proprio leader in Charles de Gaulle, rifugiatosi in Inghilterra. Durante il confl itto il regime di Vichy, ormai succube della Germania nazista, perse progressivamente credibilità e poteri. Nel 1944, in seguito allo sbarco degli Alleati in Francia, Pétain, accusato di alto tradimento, fu condannato al carcere a vita.

3  - I maquis erano i vari gruppi in cui si divideva il movimento armato clandestino della Resistenza durante la seconda guerra mondiale (in francese, letteralmente «macchia», «boscaglia», dall’ambiente naturale in cui si nascondevano i militanti). I membri del maquis erano detti maquisards e i vari gruppi si identifi cavano in base alla localizzazione geografi ca (maquis di Limousins, maquis di Vercours ecc.). Il termine trova un corrispettivo ideologico nelle «brigate», le formazioni armate in cui si suddivise il movimento della Resistenza italiana dopo l’8 settembre 1943.

Montaillou, village occitan de 1294 à 1324

Significato e fortuna dell’opera

Montaillou, village occitan de 1294 à 1324 narra delle vicende di una piccola comunità pirenaica dell’Ariège (Francia meridionale, al confine con la Spagna). Il villaggio – costituito dai 200 ai 250 abitanti, tutti per lo più pastori o contadini – rappresenta una delle ultime roccaforti dell’eresia catara in Europa.

Le Roy Ladurie utilizza come fonte principale per la sua analisi il minuzioso Registro redatto tra il 1318 e il 1325 durante gli interrogatori svolti dal vescovo Jacques Fournier (che diverrà poi papa nel 1334 con il nome di Benedetto XII), responsabile del Tribunale della Santa Inquisizione nella diocesi di Pamiers. La trascrizione dei colloqui tra lo scrupoloso inquisitore e gli accusati offre, infatti, uno straordinario e dettagliato ritratto della società, dei modi di vivere e della mentalità popolare dell’epoca.

L’approccio dell’autore alla ricerca storica è quello della cosiddetta «microstoria» – indagare in modo intensivo una piccolissima unità di studio (un singolo evento storico, la vita di una persona o, come in questo caso, le cronache di un minuscolo paesino) per ricavarne delle considerazioni più ampie sulle strutture d’insieme. Le Roy Ladurie si forma alla scuola degli Annales di Bloch e Febvre (dove è discepolo e successore di Fernand Braudel) e dai loro insegnamenti trae l’attenzione all’antropologia, alla geografia e allo studio della mentalità; tuttavia, a differenza dei suoi maestri, ritiene altrettanto importante l’analisi delle biografi e e dei singoli eventi storici (histoire événementielle)1.

Un villaggio occitanico durante l'Inquisizione (1294-1324)

L’innovazione storiografica di Le Roy Ladurie consiste nell’utilizzo di scienze «nuove» – quali, ad esempio, l’etnografia, l’etnologia, la demografia, la linguistica, l’ecologia e la storia del clima – a supporto e integrazione dell’indagine storica. Ma la vera svolta nella sua metodologia di ricerca avviene sul finire degli anni Sessanta quando si interessa agli studi quantitativi, matematici e statistici portati avanti dal filone della «nuova storia economica» americana (anche detta «storia econometrica » o «cliometria»2). La passione per gli studi cliometrici porta l’autore ad affermare, probabilmente in modo eccessivo, che «lo storico di domani dovrà essere un programmatore o non sarà affatto» e che «solo il quantificabile può essere oggetto di una storia scientifica»3.

Per quanto riguarda in particolare Montaillou e l’utilizzo dei Registri inquisitori del vescovo Fournier come fonte storica non si possono non sottolineare alcune critiche.

Tra le più frequenti accuse mosse a Le Roy Ladurie vi è il fatto di aver considerato l’inchiesta del vescovo al pari di un’indagine antropologica scientifica (quindi, estensiva e priva di omissioni o errori), mentre è ragionevole supporre che le domande rivolte agli accusati fossero motivate principalmente dalla necessità di risolvere la questione dell’eresia. Inoltre, la doppia manipolazione dei dati grezzi forniti dagli interrogatori (tradotti prima dall’occitano al latino per la trascrizione in forma ufficiale dei verbali e poi dal latino al francese da parte dell’autore) fa sorgere alcuni dubbi sulla possibilità di interpretazioni scorrette o manipolate e, conseguentemente, diminuisce il valore scientifico della ricerca.

L’opera si basa, quindi, esclusivamente su una fonte originale sulla cui completezza e accuratezza non vi sono garanzie (né vi sono, per il lettore comune, possibilità di controllo)4 e, per di più, prende in esame un campione troppo piccolo per trarre delle riflessioni di carattere generale sulla società occitana del XIII-XIV secolo (solo 25 dei 114 imputati della diocesi di Pamiers provengono effettivamente da Montaillou). In definitiva, così come le testimonianze dei Montalionesi chiamati davanti all’Inquisizione, i dati forniti da Le Roy Ladurie – nonostante l’indiscutibile fascino della sua appassionata ricostruzione – appaiono talora poco attendibili.

 

1-  Si dice, infatti, che Le Roy Ladurie appartenga alla «terza generazione» degli studiosi degli Annales, dopo quella di Marc Bloch e Lucien Febvre e quella di Fernand Braudel e Jacques Le Goff , non soltanto per motivi cronologici ma anche per le differenze di metodo esistenti tra i vari autori.

2- La cliometria è l’applicazione delle tecniche di analisi economica e statistica alla ricerca storica (Clio è musa greca della storia).

3- Cfr. E. Le Roy Ladurie, Le frontiere dello storico, Laterza, Roma-Bari 1976, pp. 7 e 17.

4- Gli originali dell’unico volume conservatosi del Registro Fournier sono oggi custoditi presso la Biblioteca Vaticana di Roma, manoscritto n. 4030.

Struttura dell’opera

Montaillou viene pubblicato per la prima volta nel 1975 ed è subito un grande successo di vendite grazie allo stile accattivante e alla trattazione di argomenti tradizionalmente ritenuti estranei a un’opera storica, come ad esempio la vita sessuale dei Montalionesi. Il testo è diviso in due parti: la prima, intitolata Ecologia di Montaillou: la casa e il pastore, descrive la struttura istituzionale ed economica del villaggio, mentre la seconda, dal titolo Archeologia di Montaillou: dal gesto al mito, ricostruisce le strutture mentali degli abitanti (la percezione del tempo e dello spazio, la concezione dell’amore, la religiosità ecc.).

Alla base di tutta la struttura, sociale e fisica, del villaggio si pone la casa, chiamata ostal5. L’ostal, tuttavia, non corrisponde semplicemente all’edificio ma rappresenta anche l’insieme delle relazioni personali che si svolgono al suo interno. Vi è, cioè, un’identificazione concettuale tra «casa» e «famiglia».

«Il mezzo migliore per capire è quello di […] badare all’elemento più semplice, al microcosmo, alla cellula di base che, riprodotta ad alcune decine di esemplari, forma Montaillou. Questa cellula di base non è altro che la famiglia contadina, incarnata come più non si può nella perennità di una maison, e nella vita quotidiana di un gruppo domestico di persone che risiedono sotto lo stesso tetto: questa entità si chiama ostal nella lingua del paese, hospicium e soprattutto domus nel latino dei fascicoli dell’Inquisizione. È da notare che le parole ostal, domus, hospicium significano indifferentemente e inestricabilmente famiglia e casa. Il termine familia non è praticamente mai usato nei nostri registri6 né viene mai alle labbra dei Montalionesi, per i quali famiglia in carne ed ossa e casa di legno, di pietra o paglia e argilla sono la stessa cosa.»7

La seconda metà della prima parte del testo è dedicata al minuzioso racconto dell’esistenza di uno dei più abili tra i pastori e i custodi di greggi di Montaillou: Pierre Maury.

Giovane, allegro, errabondo, protagonista di una tormentata storia d’amore con la cattolica Bernadette d’Esquinath, sposo per pochi giorni nel tentativo di coprire la relazione adulterina di un parfait8, destinato alla cattura e all’arresto per la sua fede… Maury e la sua vivace personalità emergono con forza dalle pagine dell’opera attraverso la descrizione empatica e meticolosa dell’autore. La narrazione delle vicende del «pastore felice» di Montaillou costituisce, inoltre, uno dei migliori esempi di microstoria della storiografia moderna.

«Pierre Maury, nato verso il 1282-1283, è figlio di Raymond Maury, tessitore di Montaillou, e di sua moglie Alazais. La casa Maury era una domus classica, come un certo numero delle case del villaggio. Raymond e Alazais avevano generato sei figli, Guillaume, Pierre, Jean, Arnaud, Raymond, Bernard, a cui si venivano ad aggiungere almeno due figlie: Guillemette, che sarà malmaritata al carpentiere Bertrand Piquier, di Laroque d’Olmes, e Raymonde che sposerà Guillaume Marty, di Montaillou. Tutte e due convoleranno a diciott’anni o forse meno.»9

Nella seconda parte dell’opera viene descritta l’istituzione portante della comunità contadina occitana: il matrimonio. Infatti, nonostante i numerosi casi di adulterio e concubinato (quest’ultimo praticato senza troppi scrupoli perfino dal curato del villaggio, padre Pierre Clergue), gli abitanti di Montaillou ritengono l’unione monogamica fondamentale per la conservazione e la prosperità dell’ostal. La moglie (a differenza delle amanti!) porta con sé la dote che arricchisce la famiglia e permette in seguito di provvedere alla dote delle figlie, chiudendo così il ciclo di perpetuazione dell’ostal.

«Il matrimonio montalionese è preceduto da un periodo di fidanzamento, durante il quale il giovane, desideroso di piacere alla domus della promessa sposa, si prodiga (se è ricco) nel regalare vino alla suocera. Per la data della cerimonia si consulta un perfetto incaricato di indicare quale fase di luna è più favorevole alle celebrazioni nuziali. Un invito a nozze rivolto a terzi è un atto importante. Lo si accetta o lo si rifiuta, ma, ogni volta, la risposta è gravida di significato […]. Tra i parenti e gli amici che partecipano alle nozze, alcuni sono invitati più formalmente di altri. Sono i testimoni e mallevadori10: sei donne, sorelle, suocera, amiche o mogli di amici o serve sono i testimoni-mallevadori di Raymond Belot e di Guillemette Benet.»11

La religiosità – in particolar modo quella catara, vissuta, anche se con discontinuità, dalla maggioranza dei Montalionesi – permea la vita quotidiana del villaggio, combinandosi spesso con elementi magici e di superstizione (riti di fertilità, preparati e formule contro le malattie ecc.).

«A Montaillou il rapporto con Cristo non è affatto assente; soltanto che si realizza abbastanza poco in modo diretto, mediante la preghiera nel senso pieno della parola, e più in modo indiretto, attraverso lo scambio e il riconoscimento dei segni quotidiani o familiari: la croce, naturalmente. Guillame Maury, per esempio (il fratello di Pierre), bene o male simpatizza per i catari come tutta la sua famiglia; non ha nulla del cattolico ortodosso. Ma quando vuole fare una denuncia importante, e specialmente contro il parroco Clergue che accusa di aver versato una pensione cerealiera12 ai bonshommes, per meglio suffragare questa accusa velenosa (e veritiera), la giura sulla croce, in pieno castello di Montaillou, dentro il quale si trova incarcerato insieme con altra gente del villaggio il 15 agosto 1308. I fratelli Maurs, di Montaillou, non sono sempre cattolici al 100%, eppure non si sognano neppure di trascurare di fare il segno della croce sul loro cibo prima di buttarcisi sopra.»13

La croce ha, tuttavia, per i catari praticanti un duplice significato in quanto rappresenta anche il simbolo della repressione dell’eresia. I condannati, infatti, sono costretti a indossarla per segnalare il proprio passato di eretici.

«Croci gialle di stoffa, semplici o doppie, hanno il compito di ricordare a quei Montalionesi che hanno bazzicato l’eresia e che la prigione ha risparmiato, da che parte stia la vera fede: il Registro di Jacques Fournier implica in tutto 48 condanne al carcere, contro 25, più benevole, alle croci gialle (di queste 25, 17 rappresentano un alleviamento di pena, dopo una primitiva condanna al carcere).»14

La conclusione dell’opera, infine, richiama l’idea di una storia dal volto umano. Non è la storia dei grandi avvenimenti, dei personaggi famosi e delle battaglie; è, invece, la storia dei singoli, degli umili, dei milioni di individui trascurati dalle cronache ufficiali ma, non per questo, meno meritevoli di attenzione. «Montaillou è la cronaca del popolino, il fremito della vita […]. Montaillou è l’amore di Pierre e di Bernadette ed è il gregge di Pierre Maury. Montaillou è il calore carnale dell’ostal e la promessa ciclica di un aldilà contadino.»15

 

5Ostal: il termine significa «casa» in occitano (anche detto lingua d’oc). Si noti la radice comune con il sostantivo italiano «ostello», in quanto entrambi derivanti dal latino hospitium (luogo di ospitalità).

6- Il riferimento è ai Registri dell’Inquisizione di Jacques Fournier.

7- Cfr. E. Le Roy Ladurie, Storia di un paese: Montaillou. Un villaggio occitanico durante l’Inquisizione (1294-1324), Rizzoli, Milano 1977, p. 37.

8- Il parfait («perfetto») secondo l’eresia catara è un fedele che ha abbracciato in modo completo la dottrina, rinunciando anche alla proprietà di ogni bene e vivendo soltanto di elemosine. A un livello inferiore si trovavano, invece, i bonshommes («buoni uomini», anche detti «credenti»), coloro che dovevano ancora completare il percorso di iniziazione. A livello teologico i catari professavano una dottrina dualista nella quale Dio e il diavolo avevano pari dignità e rifiutavano tutti i sacramenti, a eccezione del consolamentum (un battesimo amministrato in punto di morte). I catari predicavano il rifiuto totale dei beni materiali, l’astensione dai rapporti sessuali e il divieto di mangiare alimenti provenienti da un atto riproduttivo (il pesce non veniva incluso in tale categoria in quanto non se ne conosceva l’origine).

9- Cfr. E. Le Roy Ladurie, Storia di un paese: Montaillou, cit., p. 86.

10- Mallevadore (o, raramente, mallevatore) è colui che garantisce per un’altra persona (dall’espressione latina manum levare, cioè alzare la mano in segno di giuramento).

11- Cfr. E. Le Roy Ladurie, Storia di un paese: Montaillou, cit., pp. 193-194.

12- Pensione cerealiera: con il termine pensione (dal latino pensus: participio passato di pendere; cioè pagare) si indica un pagamento da corrispondere a qualcuno; in questo caso il pagamento non è in denaro, bensì in cereali.

13- Cfr. E. Le Roy Ladurie, Storia di un paese: Montaillou, cit., p. 344.

14- Ibidem.

15- Cfr. Ivi, p. 446.

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