Sommario
Letteratura e storia
I libri la voce dell’utopia La pace, il lato femminile dell’Iliade Con il mito di Atlantide nasce la fantascienza Cicerone, dalla parte sbagliata

Con il mito di Atlantide nasce la fantascienza



Fu Platone il primo a raccontare la storia dell’isola inabissata, inventando così un genere letterario di grande avvenire: la fantascienza. La millenaria “caccia” all’isola scomparsa è stata ricapitolata dallo studioso francese Pierre Vidal-Nacquet (1930-2006), uno dei padri dell’antropologia storica, in Atlantide. Breve storia di un mito (2006).

Quando all’inizio del nostro secolo New Orleans e altre città del golfo del Messico sono state inghiottite dall’oceano, sul New York Times è apparso un articolo in cui si paragonava quella catastrofe al maremoto che nel IV secolo a.C. inghiottì l’isola di Helike, a Nord-Ovest del Peloponneso: l’evento al quale, secondo la più recente delle ipotesi storiche su Atlantide, Platone si sarebbe ispirato per il suo mito. È nel prologo del Timeo e nel Crizia1 che Platone racconta della gigantesca e ricchissima rivale di Atene, un’isola al di là delle Colonne d’Ercole, «più estesa della Libia e dell’Asia», inabissata per volere degli dèi. Un gioco narrativo velato d’ironia. Eppure sono stati tanti, da allora in poi, a crederci.

 

Thomas Cole, La distruzione di un impero, 1836. New York, New York Historical Society’s Museum.

Inevitabile che a partire dalla scoperta accidentale di Cristoforo Colombo in Atlantide sia stato visto il Nuovo Mondo, l’America. [...] C’è chi ha collegato il mito narrato da Platone a quello delle dieci tribù perdute di Israele. Ma il nazionalismo tedesco del periodo hitleriano capovolgerà in termini razziali l’identificazione Israele-Atlantide, tanto che discendere dagli Atlantidi significherà anzi non discendere dagli ebrei. [...] C’è stato chi ha incongruamente scorto in Atlantide la Svezia, prendendo per guida l’epica dell’Edda2, o un Caucaso smisuratamente allargato dal Turkestan al Mar Glaciale [...]. E c’è stato chi, in fondo assai meno incongruamente, ha visto in quello sconfitto mondo ancestrale nient’altro che il continente africano, in effetti, se pur metaforicamente, da sempre sommerso. Atlantide è per Vidal-Nacquet «un malanno a ripetizione», che «bisogna da un lato eliminare dal mondo reale e dall’altro interpretare come Platone l’aveva concepita, come una critica all’imperialismo marittimo di Atene». Eppure i due filoni interpretativi, quello storico-geografico e quello metaforico, hanno continuato a coesistere. [...] Atlantide resiste alla modernità, mentre nell’antichità, secondo Vidal-Nacquet, «molti dovevano semplicemente riderne ». Perché la distinzione tra scienza e poesia è terribilmente recente, mentre i Greci sapevano riconoscerne la labilità. Se, come scrisse già nell’Ottocento Thomas-Henri Martin, «Atlantide appartiene a un altro mondo, che non è nell’ambito dello spazio, ma in quello del pensiero», proprio per questo è indistruttibile. Di tutti i miti che Platone ha inventato, è questo il solo che abbia attecchito. L’antico filosofo ha inventato un genere letterario ancora in vita: la fantascienza. Non a caso Jules Verne in Ventimila leghe sotto i mari mostra il capitano Nemo e il suo invitato involontario, il professor Aronnax, mentre percorrono le rovine sommerse di Atlantide, 450 miglia marine al largo della costa del Marocco. Una visione simbolica della nostalgia moderna per l’inabissato, di cui Nemo, il nuovo «Nessuno », è l’ultimo Ulisse.

1 Il Timeo è stato scritto intorno al 360 a.C., mentre il Crizia, incompiuto, è strutturato come una sua continuazione.

2 Con il termine Edda ci si riferisce a due testi scritti in Islanda nel XIII secolo, che costituiscono la principale raccolta di miti dei popoli scandinavi.

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