Sommario
Letteratura e storia
I libri la voce dell’utopia La pace, il lato femminile dell’Iliade Con il mito di Atlantide nasce la fantascienza Cicerone, dalla parte sbagliata

La pace, il lato femminile dell’Iliade


L'autore
Alessandro Baricco (1958), scrittore e saggista, è autore di noti romanzi quali Castelli di rabbia (1991) e Seta (1996); nel 2004 ha pubblicato Omero, Iliade, opera dalla quale ha tratto in seguito una lettura teatrale.

Alessandro Baricco (1958), scrittore e saggista, è autore di noti romanzi quali Castelli di rabbia (1991) e Seta (1996); nel 2004 ha pubblicato Omero, Iliade, opera dalla quale ha tratto in seguito una lettura teatrale.

Lo scrittore contemporaneo Alessandro Baricco ha proposto una traduzione di alcuni brani dell’Iliade. Al termine del testo tradotto, Baricco riflette sulla pace e sul ruolo delle donne nell’Iliade: un’opera che a prima vista non è altro che un’esaltazione della “bellezza della guerra”, un “monumento alla guerra”.

Una delle cose sorprendenti dell’Iliade è la forza, direi la compassione, con cui vi sono tramandate le ragioni dei vinti. È una storia scritta dai vincitori, eppure nella memoria rimangono anche, se non soprattutto, le figure umane dei Troiani. Priamo, Ettore, Andromaca, perfino piccoli personaggi come Pàndaro o Sarpedonte. Questa capacità, sovrannaturale, di essere voce dell’umanità tutta e non solo di se stessi, l’ho ritrovata lavorando al testo e scoprendo come i Greci, nell’Iliade, abbiano tramandato, tra le righe di un monumento alla guerra, la memoria di un amore ostinato per la pace. A prima vista non te ne accorgi, accecato dai bagliori delle armi e degli eroi. Ma nella penombra della riflessione viene fuori un’Iliade che non ti aspetti. Vorrei dire: il lato femminile dell’Iliade. Sono spesso le donne a pronunciare, senza mediazioni, il desiderio di pace. Relegate ai margini del combattimento, incarnano l’ipotesi ostinata e quasi clandestina di una civiltà alternativa, libera dal dovere della guerra. Sono convinte che si potrebbe vivere in un modo diverso, e lo dicono.

Nel modo più chiaro lo dicono nel VI libro, piccolo capolavoro di geometria sentimentale. In un tempo sospeso, vuoto, rubato alla battaglia, Ettore entra in città e incontra tre donne: ed è come un viaggio nell’altra faccia del mondo. A ben vedere tutt’e tre pronunciano una stessa supplica, pace, ma ognuna con la propria tonalità sentimentale. La madre lo invita a pregare. Elena lo invita al suo fianco, a riposarsi (e anche a qualcosa di più, forse). Andromaca, alla fine, gli chiede di essere padre e marito prima che eroe e combattente. Soprattutto in questo ultimo dialogo, la sintesi è di un chiarore quasi didascalico: due mondi possibili stanno uno di fronte all’altro, e ognuno ha le sue ragioni. Più legnose, cieche, quelle di Ettore: moderne, tanto più umane, quelle di Andromaca. Non è mirabile che una civiltà maschilista e guerriera come quella dei Greci abbia scelto di tramandare, per sempre, la voce delle donne e il loro desiderio di pace? Lo si impara dalla loro voce, il lato femminile dell’Iliade: ma una volta imparato, lo si ritrova, poi, dappertutto. Sfumato, impercettibile, ma incredibilmente tenace.

Sergey Petrovich Postnikov, Ettore e Andromaca (1863), particolare. Collezione privata.

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