Sommario
Protagonisti
Ritratto di due sconfitti di talento - Introduzione Federico II, un grande imperatore Giovanna d'Arco, isterica o santa?

Federico II, un grande imperatore


L'autore
Jean-Claude Maire Vigueur

Jean-Claude Maire Vigueur (1943) è uno storico francese del Medioevo che attualmente insegna all’Università di Roma III. Le sue ricerche hanno riguardato in particolare la civiltà urbana italiana tra il XII e il XIV secolo, e specificatamente la città di Roma alla fine del Medioevo. Tra queste: Cavalieri e cittadini. Guerra, conflitti e società nell’Italia comunale (2004), Il sistema politico dei comuni italiani (2010), L’altra Roma (2011).

Che l’imperatore Federico II sia stato un personaggio di grande interesse è noto a tutti. La sua vita, certamente non facile sin dalla prima infanzia anche per la situazione conflittuale nella quale si venne a trovare, è qui descritta nei suoi aspetti quotidiani, nelle sue passioni e nei suoi interessi. Alcuni dei quali, veramente fuori del comune.

Federico II nacque a Jesi, nelle Marche, il 26 dicembre del 1194. Per i primi tre anni crebbe a Foligno, non lontano da Assisi dove fu battezzato. In occasione del battesimo suo padre lo vide per la seconda volta, poi, nel 1197, morì. Federico raggiunse allora la madre in Sicilia, che però morì un anno dopo il suo arrivo.

Orfano e sotto la tutela del papa, visse per quindici anni in questa terra dove coesistevano senza troppi attriti musulmani, cristiani latini e greci e un buon numero di ebrei. Si è detto che a Palermo il giovane Federico vagasse «libero da ogni sorveglianza, per i vicoli del mercato e i giardini della capitale mezzo africana»: anche se è poco probabile che l’erede al trono vivesse in questo modo, è lecito pensare che Federico, a Palermo, abbia avuto un’educazione non tradizionale: c’è forse anche un filosofo arabo fra i suoi precettori. Le sue conoscenze linguistiche lasciavano stupiti i contemporanei: parlava correntemente il tedesco, l’italiano, aveva discreta padronanza del latino e del greco, perfino qualche conoscenza della lingua araba.

A Palermo non mancavano intellettuali capaci di iniziare l’allievo al gusto della filosofia e delle scienze, facendone un sovrano intellettualmente diverso da quelli del suo tempo.

Papa Innocenzo IV ordina la scomunica e la deposizione di Federico II di Hohenstaufen durante il Concilio di Lione nel 1245.

A quattordici anni Federico si proclamò maggiorenne e prese in moglie Costanza d’Aragona. Pochi anni dopo (1212) partì alla volta della Germania, per rimanervi fino al 1220 quando rientrò in Italia per ricevere la corona imperiale, conferita dal pontefice Onorio III.

Era alla sua terza incoronazione, dopo quella di re di Germania a Magonza e quella di re dei Romani ad Aquisgrana. La cerimonia fu solenne: l’imperatore giurò di difendere la Chiesa e venne unto con l’olio consacrato. Federico quindi si mostrò alla folla adorno della mitra, del diadema, del mantello di Ruggero II e le mani, coperte da preziosissimi guanti, impugnavano lo scettro, la spada e un globo sormontato dalla croce, i simboli della sua indiscussa autorità.

Filosofia, scienze della natura, poesia erano le passioni di Federico. In ogni caso, probabilmente il suo passatempo preferito era la caccia. La praticava con i leopardi, ospiti fissi del serraglio che seguiva l’imperatore in tutti i suoi spostamenti. Ma sopra ogni altra cosa prediligeva la caccia con i falconi. Ne possedeva a centinaia, affidati alle cure dei falconieri. Era sempre alla ricerca di nuove specie e di procedimenti per migliorare la razza e le tecniche di caccia.

Federico cacciava ogni volta che se ne presentava l’occasione. La caccia, tuttavia, non era solo un’attività fisica: l’imperatore studiava i comportamenti dei falconi e delle loro prede, unendo lo sport preferito al gusto per le scienze della natura. Egli stesso fu autore di un trattato, il De arte venandi cum avibus («L’arte di cacciare con gli uccelli»), col quale si proponeva di dare consigli utili per la caccia con i falconi, ma anche di compiere opera di divulgazione scientifica. Fu proprio durante una partita di caccia, alla fine di novembre del 1250, che avvertì il primo attacco della malattia che lo portò alla morte, avvenuta il 13 dicembre 1250.

Federico II attorniato dai sudditi. Salerno, Biblioteca Capitolare.

La corte di Federico era lo specchio della magnificenza del sovrano. L’imperatore commissionava opere d’arte favorendo la produzione e la circolazione di manufatti e di artisti. Le numerose residenze regie erano il più alto simbolo del potere, con le loro fastose architetture impreziosite dalle decorazioni scultoree, dai rivestimenti marmorei, dai mosaici, dalle pitture. In queste sedi, a Lucera, a Canossa, a Melfi , a Foggia, nei palazzi normanni di Palermo e di Messina, si raccoglieva il meglio della produzione artistica dell’epoca.

Le camerae regie accoglievano atelier e officine dove si producevano gioielli, stoffe, abiti, tappeti, strumenti musicali, selle, armi: prodotti destinati ad arredare i castelli, ad alimentare il lusso della corte, e soprattutto a rendere magnifica la persona dell’imperatore. Federico era affascinato dagli automi e dalle meraviglie tecnologiche. Nel Palazzo Reale di Palermo, già Ruggero II aveva fatto installare un orologio idraulico: il congegno animava la statuetta di fanciulla che lasciava cadere sfere di cristallo su cembali di bronzo per scandire le ore. Federico ebbe tra le cose più care un orologio astronomico, dono del sultano di Damasco, che attraverso la riproduzione del moto del Sole e della Luna, indicava con precisione le ore del giorno e della notte.

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