I fuorilegge nell’antica Roma
Nelle grandi città era sconsigliabile avventurarsi per strada dopo il tramonto: complice l’assenza di illuminazione, erano assai frequenti i furti e gli omicidi.
Chi erano i fuorilegge?
Il termine latro indicava nell’antica Roma colui che si opponeva allo Stato rifiutandone le istituzioni e che pertanto dallo Stato veniva perseguitato fino alla morte. Era insomma un fuorilegge. Il diritto romano in questo caso non faceva distinzioni fra il brigante di strada, il capobanda o il pirata, l’avversario politico, il fanatico religioso o il disertore: Catilina stesso venne considerato né più né meno che un fuorilegge.
Viaggiatori assassinati e rapiti
Come si diventava banditi? Spesso l’isolamento e l’emarginazione portavano a una condotta di vita violenta: era questo il caso di schiavi, di disertori o di militari a riposo che non si accontentavano di quel poco che poteva offrire la coltivazione dei campi. Soprattutto nel Meridione d’Italia, vi erano poi dei pastori che si davano al brigantaggio.
In alcune regioni dello Stato, rivolte e banditismo erano così comuni che era considerato un vero e proprio suicidio viaggiare da soli. Allo scopo di prevenire azioni criminali, venivano costruiti nei luoghi maggiormente a rischio posti di guardia fortificati.
Frequenti furono i casi di viaggiatori uccisi dai banditi, il cui ricordo è rimasto nelle epigrafi funerarie trovate in varie parti dell’impero. In Spagna un giovane di vent’anni venne ucciso dai briganti, mentre un altro, Lusius, perì mentre si recava a far visita alla sorella. Ugualmente accadde in Dacia, e ancora in Dalmazia, dove Iulia Restituta, una bambina di dieci anni, fu assassinata e derubata dei gioielli che aveva indosso.
Gli scrittori antichi parlano anche di persone in viaggio tra una località e l’altra, sparite misteriosamente nel nulla. Scrive Plinio il Giovane1 all’amico Bebio Ispano: «Mi scrivi che Robusto, cavaliere romano che godeva di una ragguardevole considerazione, viaggiò fino a Otricoli in compagnia del mio amico Atilio Scauro.
Poi è sparito. Di conseguenza mi chiedi di convincere Scauro a venire per indicarci, se è possibile, una qualche traccia per le nostre indagini. Verrà, ma temo che tutto sia inutile. Penso infatti che a Robusto sia capitato qualche cosa di analogo a quello che avvenne una volta al mio conterraneo Metilio Crispo. Dopo essere stato derubato, fu ucciso».
![Joseph-Marie Wien (1716- 1809), La congiura di Catilina.](/sites/default/files/styles/1_1_sm/public/img/p/more/congiura-catilina_2%281%29.jpg?itok=iqLJfEKs)
Roma al contrattacco
Lo Stato cercò in vari modi di reprimere tutte le forme di violenza. In mancanza di vere e proprie forze di polizia quali oggi noi le intendiamo, vennero istituite, a partire dalla prima repubblica, alcune magistrature e, in seguito, anche milizie, per la lotta alla criminalità. Ricordiamo i tresviri capitales o nocturni, e i vigiles e gli urbaniciani con Augusto. L’appellativo di nocturni conferito ai tresviri sta a indicare che la loro azione era svolta prevalentemente nelle ore notturne.
Fuori Roma e dell’Italia era compito dei vari governatori provinciali far rispettare l’ordine e combattere la criminalità. Si faceva anche ricorso a veri e propri cacciatori di banditi. A volte si trattava di una milizia privata; esisteva inoltre la polizia civica la cui azione non doveva essere molto efficace. Particolarmente affidabili risultavano invece le forze al servizio dei vari signorotti locali.
Già subito dopo l’arresto, i briganti potevano essere interrogati facendo uso della tortura. Le pene capitali che di solito venivano loro inflitte erano la condanna a essere sbranati vivi dalle belve, la crocifissione, il rogo, più altri tipi di castighi pubblici, che avevano lo scopo di servire d’esempio alla comunità.
1 Scrittore latino vissuto fra il 61 e il 112 ca.