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I Greci: uniti anche nel vestire


L’unità culturale dei Greci si manifestava anche nel modo di vestire, pur con le diverse varianti regionali. Gli uomini indossavano una corta tunica, direttamente sulla pelle: non esisteva la biancheria intima. Questa tunica poteva lasciare scoperta una spalla, l’exomís, come di solito facevano gli schiavi, gli operai e i soldati, oppure poteva essere chiusa sulle spalle da fibbie e lacci, il chitón. L’abbigliamento
era completato dal mantello che avvolgeva il corpo, l’himation (B): le persone eleganti usavano mantelli con bande colorate; i filosofi, contrari alle comodità, portavano invece un mantello ruvido di origine spartana, il tríbon, mentre i soldati usavano fermarlo sulle spalle con una fibbia, la chlamýs.
Le donne usavano biancheria intima, come la sottoveste o il reggiseno (apódesmos o stróphion), una fascia alla base del seno. Al di sopra, fu per molto tempo preferito il peplo, uno scialle di lana tenuto fermo su entrambe le spalle. Ritenuto troppo rozzo, il peplo venne poi abbandonato dalle signore ateniesi e rimase l’abbigliamento delle contadine e delle schiave. Le donne di città gli preferirono le tuniche di lino, più o meno raffinato a seconda della provenienza geografica.

Stele funeraria di una ricca donna ateniese, V secolo a.C.

Le donne prestavano molta attenzione agli accessori, come i braccialetti d’oro o d’ambra, anelli, collane che portavano anche alle caviglie. Non mancava il trucco: biacca per schiarirsi il volto, un rossetto ricavato da alghe per dare il colore rosso alle labbra, un preparato di antimonio per le ciglia.

Kore greca (550-540 a.C.).

Ai piedi, uomini e donne calzavano sandali con suola di sughero, legno o cuoio. In viaggio gli uomini portavano stivaletti di cuoio (embas). Le donne si adornavano la testa con ricche acconciature e nastri; gli uomini portavano un cappello di feltro o una berretta con copriorecchie.

Giovani Ateniesi aizzano un cane e un gatto ad azzuffarsi, rilievo del Koùros del Pireo (510 a.C.).

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