Sommario
Cultura e storia
Vienna, crogiolo di forze disumanizzanti - Introduzione La Vienna degli Asburgo, città dei paradossi L'architettura non fa più parte delle arti I morti non parlano

I morti non parlano


L'autore

Arthur Schnitzler (Vienna 1862-1931), drammaturgo e narratore, fu uno dei protagonisti della cultura viennese a cavallo dei due secoli, mettendo in luce la crisi del vecchio mondo asburgico. La sua opera più importante è ritenuta il romanzo Verso la liberazione (1908).

Un formidabile indagatore della vita della ricca borghesia viennese fu Arthur Schnitzler. Nel racconto «I morti non parlano», una coppia di amanti, di sera, si allontana in carrozza da Vienna. A un tratto, un incidente: la carrozza si ribalta, lui resta morto in mezzo alla strada. Lei è presa dalla disperazione, ma il suo sentimento è dovuto solamente alla paura dello scandalo.

Ella si trovò sola, con quel corpo immobile, sulla via buia. «E adesso?» pensò. «Non è possibile.»

Improvvisamente le sembrò di sentire respirare vicino a sé. Si chinò verso le labbra sbiancate. No, da lì non arrivava nessun alito. Il sangue sulla tempia e sulla guancia sembrava seccato. Fissò gli occhi, quegli occhi spenti e rabbrividì. Sì, perché non crederlo, è di sicuro… questa è la morte! E un tremito la scosse da capo a piedi. Riusciva a sentire solo: un morto. Io e un morto, un morto sul mio grembo. E con le mani allontanò il capo, finché questo non poggiò di nuovo per terra. E solo allora fu afferrata da un senso di terribile abbandono. Perché aveva mandato via il cocchiere? Che assurdità! Cosa poteva fare lei da sola sulla strada maestra, con un uomo morto? Se arriva gente… Già, che fare se arriva gente? Per quanto tempo dovrò aspettare qui? […]

E fissò la luce finché questa non le abbagliò gli occhi, finché non prese a danzare. E improvvisamente ebbe la sensazione di svegliarsi. Balzò in piedi! Non può essere, è impossibile, non mi devono trovare qui con lui… Le parve di vedere se stessa ritta sulla strada e ai suoi piedi il morto e la luce. Vide se stessa stagliarsi quasi nell’oscurità in una grandezza incredibile. Che cosa aspetto? La gente? Che gli importa di me? La gente verrà e chiederà… e io… cosa faccio qui, tutti chiederanno chi sono. Che cosa devo rispondere? Niente. Non dirò neanche una parola se vengono, starò zitta. Neanche una parola… Non mi possono costringere.

Da lontano arrivavano delle voci.

Di già? Pensò. Tese l’orecchio col cuore in gola. Le voci provenivano dal ponte. Ma allora, non poteva essere la gente che era andato a prendere il cocchiere. Ma chiunque fosse avrebbe notato la luce, bisognava impedirlo, altrimenti sarebbe stata scoperta.

Col piede rovesciò la lanterna, che si spense. Ora si trovava nel buio pesto. Non vedeva niente. Non vedeva nemmeno lui. Solo il mucchio bianco di pietre riluceva un po’. Le voci si avvicinavano…

Fu scossa da tremiti in tutto il corpo. Solo non essere scoperta qui. Per l’amor del cielo, questa è l’unica cosa importante, solo questo conta e nient’altro, era perduta se qualcuno veniva a sapere che era l’amante di… Congiunge convulsamente le mani. Prega perché la gente passi dall’altro lato della strada senza notarla.

Tende l’orecchio. Sì, da laggiù… Cosa dicono?… Sono due o tre donne. Hanno notato la carrozza, perché ne parlano, riesce a distinguere alcune parole. Una carrozza… rovesciata… Cosa dicono ancora? Non riesce a capire. Vanno avanti… Sono passate oltre… Sia ringraziato il cielo! E adesso, cosa fare adesso? Oh, perché non è morta, come lui? Beato lui, per lui tutto è finito… Non c’è più pericolo per lui, né paura. Lei invece teme per molte cose. Teme che la si trovi qui, che le si chieda: chi è lei?… di dover andare alla polizia, che tutti vengano a sapere che suo marito, che suo figlio…

Condividi