Robin Hood - Principe dei ladri
Nel 1194 il nobiluomo inglese Robin di Locksley fugge dalle prigioni di Gerusalemme dove si trovava a combattere come crociato al seguito di re Riccardo Cuor di Leone. Durante la fuga salva la vita ad Azeem, un uomo di colore, che lo segue per riconoscenza.
In patria, Robin fa una triste scoperta: suo padre è stato ucciso dallo sceriffo di Nottingham che, assetato di potere, tiranneggia gli abitanti della contea e trama contro il re stesso. Dopo aver sfidato apertamente lo sceriffo, Robin lo ferisce al viso e uccide alcuni uomini.
Divenuto a questo punto un ricercato, trova rifugio tra altri fuorilegge che si nascondono nella foresta di Sherwood. Da qui Robin, insieme ai suoi compagni, guida la ribellione contro le ingiustizie dello sceriffo con assalti e ruberie che compensano in parte la povera gente sottoposta a continue angherie.
Lo sceriffo intanto, su suggerimento della strega Mortianna, sua confidente personale, fa rapire Marian, cugina del re e amata da Robin, per sposarla e avere un figlio di sangue reale. Gli sgherri dello sceriffo con un inganno riescono a scovare il covo di Robin e lo distruggono, uccidendo e facendo prigionieri.
Robin però non si arrende e organizza la riscossa. Proprio il giorno fissato per le nozze fra lo sceriffo e Marian, Robin attacca il castello del suo avversario nel tentativo di fermare l’esecuzione dei suoi compagni.
Il mito dentro la storia
Robin Hood - Principe dei ladri si apre con una didascalia che fa esplicito riferimento al periodo in cui il re d’Inghilterra Riccardo I partecipò alla terza crociata, impresa che costò la vita a molti giovani cavalieri. Una seconda didascalia offre un’informazione ancora più particolareggiata sul luogo e sulla data degli avvenimenti: Gerusalemme, 1194.
Terminate le didascalie, le prime immagini acquistano un andamento romanzesco: dopo aver mostrato le misere condizioni nelle prigioni della Città Santa, si vede subito il protagonista con capelli e barba lunga, vittima delle torture, che prima si offre in sacrificio al carnefice per salvare la vita di un amico, poi grazie al suo spirito indomito e all’acume di un altro prigioniero, il moro Azeem, riesce a fuggire.
Fin dall’inizio, dunque, il film cerca di dare a un personaggio avvolto dal mistero una sorta di pienezza storica.
Evoluzione di una leggenda
In realtà Robin Hood risulta ancora oggi circondato dalla leggenda. Molteplici sono stati i tentativi di studiosi e storici di dare a questo personaggio un’identità e nello stesso tempo di collocarlo in un’epoca precisa, ma si tratta di un obiettivo non pienamente raggiunto.
Come ha scritto lo storico inglese James C. Holt, «esistono tanti possibili Robin Hood quante sono le frecce che può contenere una faretra». Di certo il personaggio nasce da una tradizione orale, affermatasi fin dal XIII secolo, secondo la quale Robin Hood è un fuorilegge comune senza quarti di nobiltà.
Nel corso del tempo, attraverso le opere di poeti, tragediografi , romanzieri, storici, Robin è diventato il ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri, vive nella foresta con altri fuorilegge e ha grandi doti come arciere.
Poi il mito si è precisato ulteriormente ed è nato il bandito gentiluomo, di nobili origini, che combatte per difendere il trono di Riccardo Cuor di Leone, mentre si è arricchita la varietà degli episodi di cui l’eroe è protagonista così come i personaggi che lo circondano, dall’amata Lady Marian ai tanti compagni di ribalderie (Little John, frate Tuck per citare i più famosi).
L’eroe romanzesco
Nel film fin dal titolo si parla di Robin Hood come «principe dei ladri». È il modo in cui viene definito nel romanzo storico ottocentesco Ivanhoe, di Walter Scott (1771-1832), la cui eredità sarà raccolta da Alexandre Dumas padre (1802-1870) in Robin Hood le proscrit.
Anche l’appellativo «Robin di Locksley», usato nel film, ha origine in Scott, che descrive il suo eroe come un giovane che diventa un fuorilegge dopo aver perduto ogni cosa (affetti, dimora, terre).
Robin dunque non è un qualsiasi uomo libero ma un nobile che sceglie di vivere ai margini nella foresta di Sherwood per vendicarsi, e per riportare l’ordine e la giustizia.
Dalla letteratura al cinema
Anche il film pone l’accento sul coraggio, la lealtà, il valore, e non solo come arciere, di Robin. Tuttavia in questa versione cinematografica vi sono alcune novità, oltre al già descritto prologo a Gerusalemme. È sui personaggi che ci si è allontanati maggiormente dalla tradizione. Per esempio, sparisce la figura di Giovanni Senzaterra, il re infingardo che è salito al trono approfittando dell’assenza, perché prigioniero, del fratello Riccardo.
L’unico vero cattivo, schematico, a tratti persino ridicolo, è lo sceriffo di Nottingham, che sembra spinto solo dalla brama di potere; lo sceriffo si fa aiutare dalla malvagia strega Mortianna, senza la quale non riesce a prendere alcuna decisione, e dal capo dei suoi scherani, Guy di Gisborne, qui anche suo parente, che lo stesso sceriffo, e non Robin, uccide.
L’altra grande novità, priva di precedenti nella tradizione e nella letteratura, è il personaggio del musulmano Azeem, che serve a mettere in evidenza le doti dello stesso Robin: leale, coraggioso quando salva l’amico, aperto e tollerante quando accetta di accoglierlo nel gruppo facendone un compagno alla pari con gli altri.
Nemmeno Marian, del resto, è fedele al suo personaggio abituale. Come donna non corrisponde al modello della dama angelicata, né è debole o indifesa; al contrario, è determinata e forte, prende le decisioni da sola, preferisce vivere sulle sue terre piuttosto che stare a corte a Londra con la madre, e per tutte queste caratteristiche della sua personalità sceglie di seguire Robin e di rischiare.
Nel gruppo dei compagni di Robin non si introducono grandi cambiamenti, ma occorre segnalare la classica agnizione (il procedimento tipico del teatro antico che porta alla scoperta dell’identità di un personaggio) che si verifica quando Will Scarlet rivela di essere il fratellastro del protagonista, il quale generosamente lo accoglie accanto a sé. L’evento è rivelatore del tormento interiore del personaggio di Robin, della sua evoluzione e della sua crescita.
Un personaggio anacronistico
La presenza di Azeem crea in diverse occasioni un vero e proprio cortocircuito storico. Per esempio nella sequenza in cui il musulmano amico di Robin monta delle lenti su una sorta di contenitore di pelle creando così un rudimentale cannocchiale con cui osservare l’avanzata degli uomini dello sceriffo. L’oggetto viene utilizzato anche da Robin che non ne conosce l’esistenza e che un po’ goffamente, una volta messo l’occhio dietro la lente, sguaina la spada perché pensa che i nemici siano già di fronte a lui. Ovviamente si tratta di un anacronismo. Certo gli Arabi avevano già compiuto durante il Medioevo importanti studi di ottica, ma non si ha notizia prima del Seicento di un vero e proprio cannocchiale come lo intendiamo oggi.
In un’altra sequenza vediamo invece Azeem che maneggia della polvere da sparo con cui costruisce delle rudimentali bombe che poi farà esplodere durante l’assalto finale al castello dello sceriffo. La polvere da sparo tuttavia non era presente nell’Europa del XII secolo. Un tipico esempio di inesattezze storiche consapevolmente inserite per esigenze spettacolari.