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Vita quotidiana
Dalla terra al cielo - Introduzione Il piacere di piangere Sulla pelle dei contadini Ruote in terra, ali in cielo

Ruote in terra, ali in cielo


L'autore
Richard J. Overy

Richard J. Overy (1947) ha insegnato Storia al King’s College di Londra e poi all’Università di Exeter. È esperto di storia militare, in particolare sul secondo conflitto mondiale. Fra gli scritti: The air war, 1939-1945 («La guerra aerea, 1939-1945», 1980); Why the Allies won («Perché gli Alleati hanno vinto», 1995). In Italia è stato tradotto Crisi tra le due guerre mondiali. 1919- 1939 (1998).

Con le automobili e gli aerei le distanze si assottigliarono, ma le nuove macchine potevano essere anche terribili mezzi di distruzione di massa. La sconfitta e la vittoria? Sarebbero arrivate dal cielo.

Esperimenti nei cieli

Il 17 dicembre 1903 segna il debutto dell’aeronautica moderna: è il giorno in cui i fratelli Wilbur e Orville Wright, con il loro biplano Flyer I, realizzano un volo quasi rasoterra di qualche decina di metri.

Sette anni prima, il 9 agosto 1896, l’ingegnere tedesco Otto Lilienthal moriva durante un esperimento di volo. Lui e suo fratello Gustav avevano trascorso lunghi anni tentando di adattare le tecniche del volo degli uccelli a quello umano. In quel giorno, Otto volle fare un ultimo tentativo prima di smontare il suo velivolo, ma una raffica di vento lo fece schiantare al suolo; si era scordato di montare il dispositivo per assorbire gli urti e quell’incidente gli fu fatale.

Pochi anni prima della sua morte, Otto Lilienthal pubblicò un libro che lo rese famoso: Il volo degli uccelli come base dell'arte del volo. La sua era una vera ossessione che lo aveva accompagnato sin da ragazzo; i suoi studi di aerodinamica lo avevano portato a credere che il volo umano fosse possibile: era solo una questione di tempo, presto la scienza avrebbe permesso agli uomini di librarsi in aria come le aquile. Gli esperimenti dei Wright e dei Lilienthal diedero il via allo sviluppo della scienza aeronautica, ma si dovette aspettare il 1927 per capire quanto gli aeroplani avrebbero annientato il sistema dei lunghi trasporti navali: nel 1927 Charles Lindbergh attraversò con il suo piccolo monoplano tutto l’Oceano Atlantico.

 

Esperimenti a terra

Due anni prima della morte dell’ingegner Lilienthal, gli editori del quotidiano francese «Le petit journal» organizzarono una gara di velocità per «carrozze senza cavalli», sulla distanza di 78 miglia, tra Parigi e Rouen. La corsa doveva dimostrare l’efficienza dei motori a petrolio: infatti tutte le automobili a petrolio raggiunsero Rouen, mentre solo tre di quelle che utilizzavano altro combustibile riuscirono nell’impresa. Fu proprio il combustibile ricavato dai petroli a permettere lo sviluppo dei motori per le automobili e gli aerei.

Altri due ingegneri tedeschi, Karl Benz e Gottlieb Daimler, diedero un’importante spinta al mondo dei motori nel 1880. Benz costruì prima un motore a petrolio, poi, nel 1885, riuscì ad applicarlo a una macchina da lavoro, infine, nel 1886, a un piccolo veicolo a tre ruote. Daimler, che progettò un motore a combustione interna nel 1884, applicò la sua invenzione anche a un velivolo.

Nel 1897 Rudolf Diesel perfezionò le invenzioni di Benz e Daimler e mise a punto un motore alimentato con petrolio, capace di prestazioni, per l’epoca, davvero sorprendenti.

Alla fine del secolo i rudimentali tricicli di Daimler erano un ricordo: per le strade delle città europee circolavano già eleganti automobili, simbolo di ricchezza e prestigio sociale. Il sultano del Marocco fu il primo capo di Stato a pretenderne una, ma l’appassionato più illustre fu il Kaiser tedesco Guglielmo II, fotografato spesso a bordo di automobili enormi e lussuosissime; lo stesso si può dire dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e dello zar Nicola II.

Ma non si trattava solo di un bel giocattolo per ricchi signori: in tutte le città fecero la comparsa taxi a motore, e i motori a scoppio vennero anche montati su macchine agricole e impianti industriali. Ford, Renault, Mercedes e Rolls erano le case produttrici più famose al mondo: nel 1920 il celebre «modello T» della Ford venne venduto in 15 milioni di esemplari. Se nel 1905 non circolavano più di 200.000 automobili nel mondo, nel 1930 ce n’erano 26 milioni nei soli Stati Uniti e un milione e mezzo in Inghilterra e Francia. I motori erano i protagonisti assoluti dei movimenti privati e pubblici del mondo occidentale.

Fleyer in italiano significa «oggetto volante» e fu il primo aeroplano che il 17 dicembre 1903 si alzò in volo. Il volo coprì la distanza di 40 metri, per un tempo di 12 secondi ma, come disse Orville Wright, fu «il primo nella storia dell’umanità durante il quale una macchina con un uomo a bordo si è innalzata in aria sospinta da una propria forza motrice, ha volato senza perdere velocità ed è atterrata in un luogo alla stessa altezza di quello di decollo».

La fine di un’epoca

L’avvento della moderna tecnologia motoristica trasformò l’economia industriale e il paesaggio del mondo occidentale. Alla fine del secolo questo cambiamento iniziò ad apparire evidente: l’avvento dei veicoli a motore diffuse il sentore che un’era stava finendo e un’altra si stava affacciando all’orizzonte.

Qualcuno si chiedeva se non ci si stesse muovendo troppo in fretta: si era ancora in un’epoca in cui chi andava in bicicletta era considerato un estroso temerario. Qualcuno reputava le automobili il più perverso dei lussi per ricchi esibizionisti e arroganti, il prodotto più bieco del materialismo, e addirittura le si poteva credere strumento del diavolo tentatore.

I capi di Stato erano invece sensibili allo sviluppo dell’industria motoristica, come indice di progresso per i loro Paesi: le autorità sovietiche, per esempio, individuarono subito nella motorizzazione il simbolo di una nuova era, un’era di esaltazione della scienza e del progresso, frutto del lavoro e dell’ingegno delle masse operaie.

 

Le caratteristiche principali degli zeppelin rimasero le stesse nel corso di uno sviluppo durato oltre trent'anni. Struttura rigida in alluminio, rivestita esternamente in tela trattata. All'interno dell'involucro più celle (palloni) per il gas (idrogeno). Esternamente erano installate le gondole motore, dove erano montati motori a scoppio azionanti le eliche propulsive, e la gondola di comando. Sugli zeppelin destinati al servizio di linea, gli spazi passeggeri o erano ricavati in prolungamenti della gondola di comando, oppure nella parte inferiore dell'involucro.

Macchine per la guerra

Il primo carro armato della storia è inglese. Viene ufficialmente presentato dal tenente Swinton al ministero della Difesa nel 1914. È una specie di trattore corazzato che si muove su terreni accidentati. Farà la sua comparsa alla fine della prima guerra mondiale per diventare poi protagonista della seconda. Muta così radicalmente il modo di combattere della fanteria.

Anche lo sviluppo delle tecnologie aeronautiche fu subito teso verso gli impieghi militari. Il leggendario volo rasoterra dei fratelli Wright diede il via a una ricerca entusiastica per la costruzione di dirigibili, veicoli plananti e aerei a motore. Ci si rese subito conto di quanto sarebbe stato micidiale un attacco dall’aria e si pensò di montare mitragliatrici sui velivoli, ancora prima di sedili e cinture di sicurezza.

Nel 1908 il conte Zeppelin mise a punto i progetti definitivi per i suoi dirigibili e fu uno choc soprattutto per l’Inghilterra: essere un’isola e una potenza navale non la metteva più al sicuro da attacchi stranieri; si poteva arrivare a Londra dall’aria, oltre che dal mare. Nel 1913, Herbert Strang, autore di storie di aviazione, scriveva che il destino degli imperi si sarebbe scritto nel cielo e non più sul mare.

Gli Inglesi rimasero atterriti, anche perché in Gran Bretagna la scienza aeronautica segnava il passo rispetto a quella tedesca e francese. Le imprese degli assi dell’aviazione della prima guerra mondiale diedero ragione a Strang.

Negli anni successivi i carri armati inventati per superare le trincee rivoluzionarono il modo di combattere a terra. Le truppe trasportate su veicoli militari poterono raggiungere rapidamente località anche molto distanti. Ma la superiorità militare non si sarebbe più conquistata con combattimenti terrestri: l’avrebbe avuta chi avesse dominato i cieli. Fu il secondo conflitto mondiale a promuovere le battaglie aeree come la parte decisiva di ogni guerra.

L’attacco giapponese a Pearl Harbor, i bombardamenti sulle città europee e lo sgancio delle atomiche sul Giappone resero evidente che nelle guerre moderne la sconfitta o la vittoria arrivavano dal cielo.

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