Sommario
Vita quotidiana
Riccioli al vapore e vita grama - Introduzione Nasce il rapporto tra madre e figlio così come lo conosciamo oggi Che cosa mangiavano i poveri? Così la Francia perse la battaglia della moda con l’Inghilterra Mulhouse come Londra, l’estrema povertà della classe operaia

Così la Francia perse la battaglia della moda con l’Inghilterra


L’età napoleonica riportò in voga gli abiti d’ispirazione grecoromana. Alle tuniche si aggiunsero poi i veli per celare il corpo nudo. Ma alla fine dell’età napoleonica a predominare in Europa fu la moda inglese. L’anglomania attraversava tutte le classi.

Nuova eleganza dopo il Terrore

Da quando Robespierre e il suo rigore finirono in disgrazia, in Francia si sentì il bisogno di rinnovare il piacere della frivolezza. Si abbandonarono gli abiti rivoluzionari nel timore di essere riconosciuti e puniti come giacobini. Dal 1795, tutto ciò che ricordava il tempo buio del Terrore venne bandito e maledetto. Persino l’andatura e lo sguardo dei cittadini francesi diventarono più disinvolti. Nel pieno del Terrore si camminava a testa bassa, le spalle raccolte in un atteggiamento di difesa e circospezione, volgendo gli occhi a destra e sinistra per controllare; il Termidoro impose invece all’andatura un’inclinazione all’indietro di almeno trenta gradi. I nuovi eleganti ostentavano, in opposizione allo sguardo sfuggente del passante spaventato, così diffuso all’epoca del Terrore, un intenso e un po’ ottuso esame attraverso l’occhialino.

Era l’ora dei «moscardini», i giovani della buona società termidoriana così chiamati per la pastiglia di muschio che portavano con loro per lenire l’irritazione della gola.

I moscardini facevano moda, incedevano con passo sicuro per le vie di Parigi avvolti nelle loro redingotes (giacche lunghe, strette alla vita) verde bottiglia, il colore – dicevano – di Charlotte Corday, l’assassina di Marat. I bottoni erano di madreperla, il bavero grande, fiorato; al di sotto un gilet inquadrava la cravatta di mussola gonfia e soffice che arrivava fino quasi al naso. Gli scarpini erano piatti, a punta, lievissimi. In mano portavano un nodoso bastone per tenere buoni i giacobini. Un’eleganza insolente e persino irrispettosa.

Qualcuno si azzardò a riportare in voga il tricorno, modello dell’Antico regime, e le culottes con le calze di seta come ai tempi di Luigi XVI; invece la moda volle il cappello con sole due punte, come gli ufficiali, da indossare con una punta in avanti, «da parata», oppure nella disposizione frontale, «da battaglia».

Abito maschile da mattino. Frac à l’anglaise, cappello alla Jockey, stivali, 1787. Parigi, Galleria delle mode e dei costumi.

A memoria della ghigliottina tra rosso sangue e nudità

Quasi a ricordare le sofferenze procurate dalle tante condanne alla ghigliottina, le signore si incipriavano il viso di un bianco cadaverico, frequentavano il «Ballo delle vittime», esclusivo ritrovo per quanti avevano perso almeno un parente – meglio se di primo grado – sotto la lama. Indossavano a proposito uno scialle di colore rosso e un nastrino purpureo stretto sul collo, a memoria del sangue che aveva bagnato i loro congiunti. I capelli erano tagliati corti, a ciuffetti sulla nuca, come avveniva ai condannati poco prima di salire al patibolo.

Ma le donne francesi non avevano per questo perso il gusto della seduzione: i loro abiti erano leggeri, di mussolina che veniva bagnata per essere resa trasparente. In spregio alla virtù repubblicana, mostravano scollature irriverenti, o appena coperte da veli e pizzi, portati con gran disinvoltura anche durante gli inverni rigidissimi. «Il sistema delle nudità velate è micidiale per le signore», affermavano i medici nel 1797, che ne avevano viste finire di consunzione più in quell’inverno che nei precedenti quarant’anni.

 

La leggerezza della moda greca

Aspettando che Napoleone costruisse l’impero, le signore inauguravano la moda alla greca avvolte nei lunghi panneggi delle tuniche. Erano tutte in bianco (nonostante le vesti si annerissero per strada) e portavano in testa un nastro rigirato fra i riccioli, un buon sostituto della cuffia di merletto che aveva raggiunto prezzi da capogiro.

La leggerezza dominava i tessuti, gli accessori, i modi. Le tuniche «alla Minerva» e «alla Cerere», gli abiti «alla Diana» e «alla Vestale» prediligevano la mussolina appena trasparente al lino. La scollatura era esaltata dalla cintura alta. Le calze erano di seta rosa o di un tenero color carne, all’occorrenza cinte da bracciali di brillanti.

Per non appesantire la linea, alle tasche si era sostituita una borsa a mano, così piccola che era chiamata ridicule; il ventaglio andava invece infilato alla cintura.

La levità era anche nei cappelli di paglia, nei colori giunchiglia e rosa, nelle braccia nude. L’eleganza era tornata autoritaria, la sua misura classica riprendeva il gusto greco-romano e s’impose per molti anni ancora.

François Gérard, Giuseppina imperatrice dei Francesi, 1807-08. Fontainebleau, Museo nazionale del castello.

L’anglomania

Dall’Oriente si importavano allora oltre alle mussoline indiane, i turbanti e gli immensi, preziosissimi cachemire, che si portavano distesi a peplo, non ripiegati a triangolo. Napoleone ne aveva regalati molti a Giuseppina, per sedurla.

I veri signori del tempo indossavano la tenuta all’inglese, anche se i tessuti d’oltremanica venivano confiscati alla dogana e non era cosa semplice introdurli in Francia per mandarli a far ricamare a Lione. Gli uomini vestivano la redingote blu, calzavano stivali lucidissimi e utilizzavano per cravatta una lunga striscia di batista arrotolata più volte attorno al collo.

L’anglomania attraversava tutte le classi. La Francia, insomma, in guerra con l’Inghilterra, aveva già perso con lei la battaglia della moda.

Chi poteva sfoggiava un lusso impensabile qualche anno prima. Le paillettes, un tempo proscritte dalla virtù repubblicana, trionfavano; così pure i gioielli, quelli veri, come il corpetto di diamanti indossato dall’incantevole Tallien, la giovane amante di Barras che era un membro del Direttorio. Mezzelune di brillanti scintillavano sui capelli corti e neri delle signore.

Il taglio «alla Tito» era di gran moda, ma chi aveva ancora una capigliatura folta poteva dare volume ai riccioli esponendoli per un’ora al vapore di una pentola in ebollizione.

Condividi