Sommario
Vita quotidiana
Riccioli al vapore e vita grama - Introduzione Nasce il rapporto tra madre e figlio così come lo conosciamo oggi Che cosa mangiavano i poveri? Così la Francia perse la battaglia della moda con l’Inghilterra Mulhouse come Londra, l’estrema povertà della classe operaia

Mulhouse come Londra, l’estrema povertà della classe operaia


Louis René Villermé (1782-1863) abbandonò il mestiere di chirurgo nel 1818 per dedicarsi allo studio della questione sociale e delle disuguaglianze economiche. Membro dell’Accademia di Medicina e, dal 1848, del Comitato superiore di igiene, condusse numerose e celebri inchieste sulla condizione degli operai agli albori della civiltà industriale.

Vista ottocentesca della città di Mulhouse.

Le sole fabbriche di Mulhouse1 contavano, nel 1835, più di cinquemila operai alloggiati così nei villaggi circostanti. [...] Bisogna vederli arrivare ogni mattina in città e partirsene ogni sera. Vi è tra loro una moltitudine di donne, pallide, magre, che camminano a piedi nudi in mezzo al fango, e che, in mancanza del parapioggia, portano capovolto sulla testa, quando piove, il loro grembiule o la loro sopragonna, per ripararsi il viso e il collo, e un numero ancor più considerevole di piccoli bambini non meno sporchi, non meno smunti, coperti da stracci impregnati dell’olio dei telai, gocciolato su di loro mentre lavorano. [...]

I più poveri abitano negli scantinati e nelle soffitte. Questi scantinati non hanno nessuna comunicazione con l’interno delle case: si aprono sulle strade o sui corsi, e vi si scende per mezzo di una scala che serve molto spesso da porta e da finestra. Sono di pietra o di mattoni incurvati a volta pavimentati e hanno tutti un camino; questo dimostra che sono stati costruiti per servire d’abitazione. [...] Ed è in queste oscure e tristi dimore che mangiano, dormono ed anche lavorano un gran numero di operai. [...]

In un rapporto fatto dalla Società Industriale di Mulhouse il 27 febbraio 1827, si stabiliva che la durata giornaliera del lavoro, nelle filature, era ordinariamente di 13 o 14 ore per i bambini (anche di 6 e 8 anni) come per gli adulti; e in un altro rapporto, fatto dalla stessa società il 31 maggio 1837, si trovano queste significative parole: «Vi sono delle fabbriche in Francia che trattengono i loro operai durante 17 ore ogni giorno, e i soli momenti di riposo durante queste 17 ore sono una mezz’ora per il pranzo e un’ora per la cena, e questo lascia 15 ore e mezza di lavoro effettivo...». Queste durate sembrano molto lunghe, potrei dire eccessive, tanto più che sono simili per tutti gli operai, non importa la loro età. [...]

Le due industrie (quella della lana e quella del cotone) non esigono affatto, è vero, da parte dei bambini, che una semplice sorveglianza. Ma, per tutti la fatica risulta da una posizione troppo prolungata. Essi restano dalle 16 alle 17 ore in piedi ogni giorno, e per 13 ore almeno in una stanza chiusa, senza quasi cambiare posto o occupazione. Non è più un lavoro, un compito, è una tortura; e la si infligge a dei bambini da 6 a 8 anni, malnutriti, malvestiti, obbligati a percorrere dalle cinque del mattino la lunga distanza che li separa dalle loro fabbriche. Come possono resistere a tanta fatica questi sventurati che possono appena gustare qualche istante di riposo? È questo lungo, quotidiano supplizio che rovina principalmente la loro salute nei cotonifici, [...] a causa delle condizioni in cui vivono.

 

1- La città di Mulhouse si trova nell’Alsazia, nel Nord-est della Francia, al confine con la Germania lungo il Reno. Questa regione era caratterizzata, verso la metà dell’Ottocento, dalla presenza di numerose industrie metallurgiche che avevano richiamato migliaia di operai a vivere in quella zona.

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