Il funerale di Napoleone
Il 15 dicembre 1840 la salma di Napoleone tornò a Parigi: un grande corteo la accompagnò presso la tomba a Les Invalides. Ci affidiamo a un cronista d’eccezione, lo scrittore Victor Hugo.
Ma sono veramente di Napoleone le ceneri custodite a Les Invalides?
Stamani dalle sei e mezzo in poi, ho sentito battere a raccolta nelle strade. Sono uscito alle undici. Le strade sono deserte, i negozi chiusi, appena si vede passare qualche vecchia qua e là. Si sente che tutta quanta Parigi si è riversata in una sola parte della città come un liquido in un vaso che si inclina [...].
È veramente una festa: la festa di un feretro esiliato che torna in trionfo. Tre popolani di qui, poveri operai vestiti di stracci, che hanno freddo e fame per tutto l’inverno, camminano allegri davanti a me. Uno di loro salta, balla e fa mille follie gridando «Viva l’imperatore!». [...]
[Per permettere al popolo di assistere al passaggio del corteo sono stati preparati dei palchi]: sono degli immensi tavolati di legno che coprono, dal muro della strada all’inferriata della chiesa, tutto lo spiazzo erboso.
[...] Sento un rumore enorme e lugubre. Si direbbero innumerevoli martelli che battono in cadenza su delle assi. Sono i centomila spettatori ammassati sui palchi che gelati dal vento battono i piedi per riscaldarsi nell’attesa che passi il corteo.
Salgo sul palco. Lo spettacolo non è davvero meno strano. Le donne, quasi tutte calzate di grosse scarpe, e velate, scompaiono sotto cumuli di pellicce e di mantelli; gli uomini hanno dei cravattoni stravaganti. [Verso mezzogiorno e mezzo] le guardie nazionali corrono alle armi. Un ufficiale di ordinanza attraversa la strada al galoppo. Formano una siepe. Gli operai applicano delle scale ai pilastri e cominciano ad accendere i crateri. Una salva d’artiglieria pesante scatta all’improvviso dall’angolo orientale de Les Invalides; uno spesso fumo giallo costellato di scintille d’oro riempie tutta quella zona.
[...] Dall’estremità dello spiazzo, vicino al fiume, appare solenne una doppia fila di granatieri a cavallo, con paramenti gialli. È la gendarmeria della Senna. L’apertura del corteo.
In questo momento il sole fa il suo dovere e appare magnifico. Siamo nel mese di Austerlitz. Dopo i berretti di pelo della gendarmeria della Senna, i caschi di rame della guardia municipale di Parigi, poi le fiamme tricolori dei lancieri, scompigliate dal vento meravigliosamente. Fanfare e tamburi. Il corteo, composto di generali e marescialli, è di un aspetto mirabile. Il sole, battendo sulle corazze dei carabinieri, illumina su tutti i loro petti una stella raggiante. Le tre scuole militari passano con aspetto fiero e grave. Quindi l’artiglieria e la fanteria, come se andassero al combattimento; i carri hanno sul dietro una ruota di ricambio, i soldati hanno lo zaino sulle spalle [...].
[In lontananza si vede apparire il carro, sormontato da una grande piramide dorata]: un immenso rumore avvolge questa apparizione. Si direbbe che il carro si trascini dietro l’acclamazione di tutta la città come una torcia si tira dietro il suo fumo. [...]
L’insieme ha qualche cosa di grande. È un’enorme massa interamente dorata, i cui piani sono disposti in forma di piramide sopra le quattro grandi ruote dorate che lo sostengono. Sotto il crespo dorato seminato di api, che ricopre il carro dall’alto in basso, si distinguono molti bei dettagli: le aquile spaventate alla base, le quattordici vittorie sul vertice, che recano su una tavola d’oro la riproduzione di un feretro. Il vero feretro è invisibile. È stato deposto nel cavo del basamento per diminuire l’emozione. È questo il grave difetto del carro. Esso nasconde ciò che si vorrebbe vedere, ciò che la Francia ha reclamato, ciò che il popolo attende, quello che tutti gli occhi cercano: il feretro di Napoleone.
[...] Gli spettatori delle tribune hanno smesso di battere i piedi solo quando il carro funebre è passato davanti a loro. Solo allora i piedi hanno fatto silenzio. Si avverte che anche un grande pensiero ha attraversato questa folla.
Il popolo vero ha gridato «Viva l’imperatore », voleva staccare i cavalli e trascinare a braccia il carro. Un gruppo della periferia si è buttato in ginocchio e uomini e donne baciavano i paramenti del sarcofago».
V. Hugo, I funerali di Napoleone. Note prese sul luogo, traduzione di Vasco Pratolini, Editori Riuniti, Roma 1994
L'ultimo mistero
È veramente la salma di Napoleone quella che riposa a Les Invalides? C’è chi ne dubita. Il fatto è che le testimonianze sulla sepoltura del 1821, nella Valle dei Gerani a Sant’Elena, non collimano con quelle relative all’esumazione del 1840: non si trovano né gli speroni né le calze di seta che il cadavere indossava nel 1821, i vasi che contenevano il cuore e lo stomaco non vengono ritrovati nel posto in cui erano stati messi. Addirittura il numero delle bare in cui il feretro era stato deposto nel 1821 non corrisponde a quello in cui viene trovato nel 1840. Dettagli insignificanti? Semplici imprecisioni nelle relazioni? Forse, ma si diffuse presto il sospetto che gli Inglesi non avessero restituito la vera salma dell’imperatore. E, manco a dirlo, ai giorni nostri esiste un’associazione che reclama un esame del DNA per verificare che le ceneri custodite a Les Invalides siano veramente quelle di Napoleone.