Sommario
Storia di copertina
Feriti nell'anima, gli scemi di guerra - Introduzione Nevrosi e guerra industrializzata Le manifestazioni della follia Le terapie punitive La mia esperienza della follia e della cura

Le terapie punitive


L'autore
Bruna Bianchi

Bruna Bianchi (1949) insegna Storia delle donne e del pensiero politico e sociale contemporaneo all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Fra i suoi libri: Deportazione e memorie femminili 1899-1953 (2002), Crimini di guerra e contro l’umanità: le violenze ai civili sul fronte orientale 1914-1919 (2102)

Anche per la necessità di non sottrarre forze al combattimento, i medici trattavano i malati come simulatori o in modo sbrigativo per rimandarli al fronte. Bruna Bianchi sottolinea il carattere punitivo delle terapie messe in atto nei confronti degli afflitti da nevrosi.

L’aver concentrato le proprie energie e la propria attività sul recupero al servizio e su una rapida sparizione dei sintomi, condusse la psichiatria italiana a trascurare l’esplorazione del meccanismo psicologico che conduceva alla malattia. L’angustia della prospettiva terapeutica fece sì che la grande quantità di occasioni di studio e di osservazione che la guerra offriva, e sulla quale erano state riposte tante speranze di rinnovamento dei giudizi clinici, andasse perduta. Si rinunciò alla congruenza tra diagnosi e terapia poiché la terapia fu concepita in termini di sperimentazione di tecniche di dominio e di manipolazione. Nelle cliniche neuropsichiatriche costitute durante il conflitto alcuni medici cedettero alla tentazione di estendere le terapie dolorose ai soldati affetti da confusione mentale, nel tentativo di scuoterli dal torpore e dal negativismo. […]

Uso dell’apparecchio elettrico, a bassa elettricità, per curare la psicosi traumatica nei soldati. The National Museum Of Health And Medicine.

Nel complesso la necessità di forzare la volontà del soldato, attraverso l’uso diretto della violenza, fu legittimato anche al di fuori delle cliniche neurologiche. Tra isteria, simulazione ed esagerazione – si affermò – i confini erano incerti, il giudizio si doveva basare su considerazioni di carattere morale e molti medici generici erano portati a vedere simulatori od esageratori in ogni soldato che presentava sintomi invalidanti e sostennero la necessità di infliggere dolore in base alle teorie che si stavano diffondevano nel mondo psichiatrico. I sanitari denunciati dai soldati per maltrattamenti e processati per abuso di autorità furono generalmente assolti, le terapie dolorose da essi praticate giustificate in base ai “nuovi dettami della scienza psichiatrica”.

Condividi