Sommario
Musica e storia
Canta che ti passa la paura - Introduzione Repertorio L’autore «ufficiale» Repertorio «tollerato» Repertorio «proibito» Due testi esemplari

Repertorio L’autore «ufficiale»


L'autore

Giuseppe Vettori (1940) è considerato uno dei maggiori esperti di canti popolari e di protesta in Italia. Fra le raccolte da lui curate ricordiamo Canzoni italiane di protesta 1794-1974 (1795), Canti dal carcere (1977). È autore anche di Le pasquinate che “fecero” l’Italia. Storia del Risorgimento attraverso le pasquinate dell’800 (1995).

Molti dei canti più «graditi» dai comandi non nascono in occasione di questa guerra: passano da un conflitto all’altro a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento. Per il contenuto patriottico e antiaustriaco, vengono raccomandati Fratelli d’Italia di Mameli e Novaro e L’inno di Garibaldi di Mercantini e Olivieri. E poi: «La bandiera dei tre colori / è sempre stata la più bella»; «Se non partissi anch’io / sarebbe una viltà»; «All’armi ne chiama l’italica terra, / evviva la guerra, vittoria o morir!».

Per diffondere un senso di appartenenza e cameratismo, niente di meglio degli inni ufficiali delle singole armi: i bersaglieri («Splende al sol d’Italia / del bersagliere la carabina: / dalle giogaie alla marina / è chiuso il varco all’invasor»), gli artiglieri, gli alpini. Soprattutto questi ultimi dispongono di un repertorio ampio, non sempre legato alla guerra, spesso derivante da antichi canti popolari («Sul ponte di Bassano, / noi ci darem la mano…», «Il capitan della compagnia / è ferito e sta per morir…»).

Anche la tradizione irredentista viene valorizzata, dato il contenuto fortemente antiaustriaco. «Morte a Franz, viva Oberdan! », si canta, con riferimento all’attentato contro l’imperatore Francesco Giuseppe («Franz») a opera di Guglielmo Oberdan, impiccato a Trieste nel 1882: «Il veleno, il pugnale alla mano! / A morte l’austriaco sovrano! / […] Vogliamo formare una lapide / di pietra garibaldina, / a morte l’austriaca gallina, / e noi vogliamo la libertà!» (dove la «gallina» è naturalmente un’irriverente allusione all’aquila bicipite, simbolo dell’impero).

Ancora, con riferimento all’agognata liberazione di Trieste, viene favorita la diffusione della canzone La campana di San Giusto, scritta a Torino nel 1915 da Drovetti e Arona.

Sacrario dei militari morti durante la prima guerra mondiale sul monte Grappa.

I soldati la modificano e arricchiscono con altre strofe: nell’agosto 1916, ad esempio, durante la sesta battaglia dell’Isonzo per la presa di Gorizia, furono aggiunti i versi: «Fuggi, fuggi, Cecco Beppe, da Gorizia, / con l’esercito piangendo come un vile: / l’italiano, sopra un vecchio campanile, / la campana fa suonà! / Quando suona, suona a morte / per te, o vecchio imperatore, / dell’Italia non sei più l’inforcatore, / ma la forca serve a te».

Un’ancora più esplicita azione di propaganda viene affidata, nell’agosto 1918, al celebre Monte Grappa, tu sei la mia patria, i cui versi – musicati dal capitano di fanteria A. Meneghetti – si devono al generale Emilio De Bono, che di lì a qualche anno guiderà, come quadrumviro, le bande fasciste nella marcia su Roma.

Il generale comandante della IV Armata, Gaetano Giardino, volle personalmente diffondere il canto tra le truppe con un ordine del giorno in cui scriveva, fra l’altro: «Soldati miei! Alle balze del Col Moschin echeggiò sommessa la voce gemente dei fratelli schiavi. I fratelli in armi vi protesero intenti l’orecchio e l’anima e ne bevvero la parola e l’armonia come baci di un’amante incatenata. Così ecco a voi, soldati del Grappa, la canzone d’amore e di fede, che a Fonzaso, a Feltre, a Belluno sospira dolente tra le catene austriache. Ancora per poco, soldati del Grappa! Imparatela tutti. Sentite che ardenti lagrime vi sono dentro. Sospiratela piano anche voi, nelle veglie sul monte, come un giuramento d’armi…». Sul Monte Grappa sorge oggi monumento, con le ossa di 12400 caduti italiani. Poco distante, riposano, di parte austro-ungarica, i corpi di 292 morti identificati e di 8068 sconosciuti.

Cannone risalente alla prima guerra mondiale.

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