Sommario
Musica e storia
Canta che ti passa la paura - Introduzione Repertorio L’autore «ufficiale» Repertorio «tollerato» Repertorio «proibito» Due testi esemplari

Repertorio «proibito»


Ciò che gli alti comandi invece non possono tollerare in alcun modo è la diffusione di canti «disfattisti», tali da deprimere il morale, far venir meno la fiducia nella vittoria, nelle ragioni che hanno portato alla guerra, nelle capacità dei comandanti. Non piace che i soldati alludano all’imbecillità suicida di certi generali: «Un reggimento più volte distrutto, / alfine indietro nessuno tornò»: Fuoco e mitragliatrici (Monte Nero viene conquistato il 15-16 giugno 1915, Monte Cappuccio il primo agosto; sono del dicembre i sanguinosissimi scontri per Monte San Michele, Doberdò e la «trincea dei razzi [o dei raggi]»; solo per la conquista di quest’ultima perdono la vita, il 15 dicembre, i due terzi dell’intera Brigata Sassari. La conquista di Gorizia è dell’8 agosto 1916 e costa quasi centomila vittime, di cui più di 50 000 italiane).

Piace ancor meno, in Addio padre e madre addio , la maledizione nei confronti dei «giovani studenti che […] la guerra han voluto». Addio padre è seccamente proibito, in qualche caso si minaccia la fucilazione a chi sia sorpreso a eseguirlo. Una diffusione clandestina (e rischiosa) conoscono altri canti, nei quali ancora più esplicita appare l’individuazione del «vero nemico», concetto enunciato qualche anno dopo da Bertolt Brecht: «Quando è il momento di marciare molti non sanno / che il nemico marcia alla loro testa». Non stupisce che le autorità facciano di tutto per vietare ed esemplarmente punire versi come «Maledetto sia Cadorna, / prepotente come d’un cane, / vuol tenere la terra degli altri / che i Tedeschi sono i padron»; «Traditori signori ufficiali / che la guerra l’avete voluta, / scannatori di carne venduta / e rovina della gioventù»; «E ’un me ne importa della tu’ vittoria, / perché io ci sputo sopra alla bandiera, / sputo sopra l’Italia tutta intera / e vado in c… al re con la su’ boria».

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