Sommario
Vita quotidiana
L'utopia razzista dell'uomo nuovo - Introduzione Una scuola di razza L'uomo nuovo Vivere nel Terzo Reich Studiare nel Terzo Reich

Una scuola di razza


L'autore
Michele Sarfatti

Michele Sarfatti (Firenze 1952) - Studioso della persecuzione antiebraica e della storia degli ebrei in Italia nel Novecento, dal 2002 al 2016 direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC, Milano, è stato membro di diverse commissioni per lo studio e il recupero del patrimonio degli ebrei in Italia durante il periodo fascista. Fra gli scritti: Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione (nuova ed. 2007) e L’albero della memoria. La Shoah raccontata ai bambini (2013), scritto con Anna Sarfatti.

Nel 1938 un preside efficiente invita i suoi insegnanti ad applicare nella didattica le direttive della circolare del ministro Bottai sul «problema razziale». Molti insegnanti aderiscono entusiasti

Nel 1938, il professor Giovan Battista Cervellini, preside del Regio Istituto Tecnico Riccati di Treviso, a seguito di una direttiva sul problema razziale del ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai, inviò una circolare a tutti i suoi insegnanti. Con quelle righe (che sotto riportiamo integralmente) chiedeva ai professori del suo istituto di riferirgli come avrebbero trattato il problema razziale nelle loro classi. Vi proponiamo tre delle risposte che ricevette.

Gli insegnanti aderirono con più o meno entusiasmo alle direttive del ministro, nessuno le contestò. Il preside decise di divulgare queste risposte e dopo un anno le pubblicò in un libro dal titolo Per la difesa della razza.

È stato lo storico Francesco Piazza in un suo studio del 1996 (L’antisemitismo tra Otto e Novecento nel Trevigiano) a segnalare l’esistenza di questo curioso e inquietante libretto.

Ai professori del R. Istituto Tecnico «Riccati»

Entro il 5 dicembre riferitemi entro quali limiti vi proponete di svolgere nelle rispettive classi la trattazione del problema razziale. Rammento che la circolare ministeriale si esprime a tale proposito come segue: «Il problema razziale, principio basilare della politica del Duce, si propone lo scopo precipuo di conservare integre nel nostro popolo le qualità ereditate attraverso la sua storia millenaria e di potenziare a un tempo le forze fisiche e morali. È naturale che il movimento razzista, messo dal Duce all’ordine del giorno della Nazione per integrare quel processo unitario che manterrà il popolo italiano uno di lingua, di religione, di mente, debba non solo essere diffuso nella scuola, ma nella scuola stessa trovare il suo organo più sensibile ed efficace. Nella nostra scuola il più elevato sviluppo mentale degli adolescenti, già a contatto con la tradizione umanistica attraverso lo studio delle lingue classiche, della storia e della letteratura, consentirà di fissare i capisaldi della dottrina razzista, i suoi fini e i suoi limiti. La rivista «Difesa della razza», che del movimento razzista italiano è l’organo di maggiore importanza, dovrà perciò essere conosciuta, letta, divulgata e commentata da tutti».

29 Novembre 1938 Il Preside

 

Prof. A. A. Micheli Lettere italiane e storia

In risposta al quesito di tema razziale mi è gradito informarvi che nel mio insegnamento dell’italiano nelle quattro classi superiori e della storia nelle prime due, pure del Corso superiore, Sezione Ragioneria e Commercio, ebbi sempre cura e sempre l’avrò di mettere nella dovuta luce a ogni occasione che viene porta dallo svolgimento del programma la netta superiorità della gente italica, romana e cristiana sulle altre stirpi e le altre fedi. La civiltà che fu con Augusto signora del mondo e del tempo suo e che, resa cristiana, procedette coi missionari cattolici a estendere la coltura le leggi la fede di Roma immortale in tutto il mondo, non può, né deve abbassarsi a contaminazioni e incroci, a imbastardimenti e a tolleranze etniche e spirituali, scientifiche e colturali che sarebbero tradimento e falsificazione di se stessa. Ciò posto, altro non aggiungo, che sarebbe prolissa rettorica.

 

Prof. L. Sobrero Scienze naturali e geografia

Su tale argomento avrò occasione di parlare varie volte durante lo svolgimento dei programmi, trattando sia delle grandi razze umane (I Comm., II Geom.), sia del popolo italiano e degli indigeni dell’Impero africano (II Comm., II Geom.), sia delle altre popolazioni europee ed extra-europee (III Comm.).

Svolgendo tali punti del programma, mi propongo di illustrare soprattutto gli argomenti seguenti: concetto di razza sotto l’aspetto antropologico, biologico e psichico; grandi razze umane e loro differenze razziali; distinzione fra camito-semiti e indo-europei (ariani) e, nell’ambito di quest’ultimi, fra indo-irani (ramo ariano or.) ed europei (ramo ariano occ.); esistenza, nel ramo europeo, di una razza italiana, nettamente differenziata nei suoi caratteri fisici e spirituali; concetti di razza, popolo e nazione, che, nell’unità razziale, etnica e politica dell’Italia, trovano la loro piena corrispondenza; nobiltà razziale del popolo italiano e suo giusto orgoglio di razza, la cui purezza va gelosamente difesa contro ibridismi e contaminazioni da parte di elementi razziali inferiori.

 

Prof. S. Zorzi Materie letterarie

Considero le razze come un fenomeno naturale, degnissimo di tutta l’attenzione anche sotto l’aspetto della loro protezione. Penso che ognuno nella convivenza degli uomini abbia una sua speciale finalità e il suo particolare apporto più o meno elevato. La razza indo-europea o ariana, nella nostra civiltà occidentale, è quella che ha avuto il compito più alto. Ciascuna delle famiglie di popoli che la compongono ha i suoi geni e momenti inestimabili nel campo del pensiero, del sentimento, dell’arte. Considero mio compito, nell’insegnamento ai miei alunni, senza perdere di vista il contributo alla vita di tutte le altre genti, di mettere in particolare rilievo il contributo dell’itala gente. […]

Penso che quella che è stata, che è la sua vita, con quello spirito di creazione e insieme di assimilazione e di elaborazione, che ci riconduce alla funzione tradizionale, religiosa e civile di Roma, divenga un elemento di elevazione anche per tutte le altre. Lo studio della storia, quello della geografia antropica, in modo speciale, mi daranno continue occasioni di fermare l’attenzione dei miei alunni su questo argomento.

La testata del Corriere della Sera del 1938.

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