Sommario
Protagonisti
Uomini (e donne) alla rincorsa del potere Simon Mago, un messia mancato Della regina aveva la stoffa Il profeta armato Ermengarda e le altre Tutto il potere a una donna

Della regina aveva la stoffa


L'autore

Yolanda Godoy Lazano e Alberto Magnani hanno svolto studi e ricerche sull’età medievale. Insiene hanno pubblicato il saggio Teodolinda. La longobarda
(1998).

Nell’Italia stremata del VII secolo, il longobardo Agilulfo crea un regno forte. Ma il merito del successo spetta alla bella Teodolinda.

I matrimoni di Teodolinda
Lo storico Paolo Diacono parla a lungo nella sua opera della regina Teodolinda. Re Autari cercava una sposa. Sentì parlare di Teodolinda, figlia del re dei Bavari, e volle vederla di persona. Si recò in incognito alla corte dei Bavari e, naturalmente, la trovò bellissima. «Senza che nessuno se ne accorgesse, riuscì a sfiorarle la mano e con la destra le accarezzò il volto ». Poi si fece riconoscere: scagliò con forza una scure contro un albero e disse: «Così colpisce il re Autari!»
Sempre secondo Paolo Diacono, i due si sposarono nel maggio 589 a Verona, ma il loro matrimonio non durò a lungo: l’anno seguente, infatti, Autari morì. Durante quell’anno di regno Teodolinda si era fatta amare dai sudditi. Le fu perciò concesso non solo di rimanere, ma anche di scegliersi tra i duchi longobardi uno sposo che sarebbe diventato il nuovo re. È ancora Paolo Diacono a raccontare i retroscena di questo nuovo matrimonio. La regina allora invitò nel castello di Lomello il duca Agilulfo, sorseggiò una coppa di vino e poi gliela offrì. Agilulfo bevve a sua volta e le baciò la mano. Arrossendo Teodolinda lo invitò a non baciarle la mano, ma la bocca. E così Agilulfo divenne re. Il suo non fu un regno pacifico, impegnato com’era a combattere contro Romani, Franchi e duchi longobardi ribelli.

Testa marmorea di Teodolinda. Milano, Castello Sforzesco.

Ariani e cattolici, una difficile convivenza
Un ulteriore motivo di attrito era dato dalla religione: Teodolinda e la popolazione italica erano cattolici, mentre i Longobardi, che avevano da poco conosciuto il cristianesimo, erano pagani o, al massimo, seguivano l’eresia ariana. I rapporti tra ariani e cattolici non erano buoni: oltre a contrasti religiosi c’erano anche tensioni politiche. Infatti i vescovi dovevano giurare fedeltà all’imperatore d’Oriente, cui spettava anche il diritto di confermare l’elezione del papa. Molti Longobardi, pertanto, temevano che la conversione al cattolicesimo avrebbe portato alla sottomissione politica a Bisanzio.
Alcuni anni prima di queste vicende, nel 553, l’imperatore Giustiniano aveva promulgato un editto, detto dei Tre Capitoli, in cui condannava come eretici alcuni testi. Una parte del clero dell’Italia del nord aveva rifiutato di sottoscrivere il documento e dalla ribellione era nato uno scisma, definito “dei Tre Capitoli”.
Teodolinda prese sotto la sua protezione gli scismatici, facendo addirittura di uno di essi il proprio consigliere spirituale. Forse voleva fondare una Chiesa cattolica nazionale, indipendente sia da Roma che da Bisanzio. In ogni caso attraverso gli scismatici l’avvicinamento al cattolicesimo fu più facilmente accettato e si crearono così le premesse per una fusione tra dominatori e dominati.
Non sappiamo se le scelte di Teodolinda fossero dettate soltanto dalla sua fede. La regina, dotata di profonda intuizione politica, probabilmente aveva riflettuto sui vantaggi che la conversione al cattolicesimo aveva portato a Franchi e Visigoti. D’altra parte la religione era importante in quel mondo dominato dalla morte: se le carestie risparmiavano i nobili, essi morivano ugualmente in guerra o durante le epidemie. Per di più nelle corti si moriva per tradimento, come era accaduto ad Autari o ad Alboino.

Il re Agilulfo, particolare da lamina di elmo longobardo. Firenze, Museo del Bargello.

I rapporti con papa Gregorio Magno
Teodolinda pertanto ebbe frequenti contatti con papa Gregorio Magno, anche se nelle lettere che i due si scambiarono si parla di più di politica che di religione. Grazie ai loro sforzi nel 598 si arrivò a un accordo che garantì la pace per qualche decennio. Gregorio serbò riconoscenza alla regina per questo fatto e le inviò numerosi doni, soprattutto nel 603, quando Teodolinda fece battezzare con rito cattolico il figlio Adaloaldo: alcuni di questi oggetti sono tuttora conservati nel duomo di Monza. Nel 613 Agilulfo e Teodolinda accolsero in Italia un famoso monaco irlandese, Colombano, che percorreva l’Europa fondano monasteri. I sovrani concessero a Colombano di fondarne uno sugli Appennini, a Bobbio, creando così un importante centro non solo di diffusione della religione cattolica, ma anche di conservazione e di trasmissione della cultura.

La croce di Agilulfo. Monza, Museo del Duomo.
IL TESORO DI TEODOLINDA

IL TESORO DI TEODOLINDA

Vuole la tradizione che una tazza di zaffiro blu custodita nel Tesoro del duomo di Monza sia la stessa in cui Teodolinda bevve insieme al futuro sposo e re dei Longobardi, Agilulfo. 
Nel Tesoro di Monza possono essere ammirati altri oggetti, variamente legati al ricordo della regina.
In occasione del battesimo di Adaloaldo, Gregorio inviò una splendida sovraccoperta per evangelario (libro liturgico) in oro tempestato di gemme e cammei e di una croce, pure d’oro, che conteneva delle reliquie. E questi sono forse i pezzi più preziosi della raccolta.
Nel Tesoro si conservano inoltre un pettine e un ventaglio detti “di Teodolinda”: con ogni probabilità posteriori, ma non dissimili dagli oggetti d’uso quotidiano del suo tempo. Sicuramente a Teodolinda appartenne la corona d’oro, gemme e madreperla che porta il suo nome.
I resti della regina riposano oggi in un sarcofago in Duomo, dove furono trasportati nel 1308. Si dice che ai suoi piedi fu rinvenuta la famosa chioccia con i pulcini: secondo alcuni studiosi rappresenterebbe la regina attorniata dalle contee del suo regno. Altri la consideravano un oggetto rituale: non è raro che i Longobardi seppellissero i morti insieme a una gallina, simbolo del rinnovarsi della vita.

La croce di Agilulfo. Monza, Museo del Duomo.

La croce di Agilulfo. Monza, Museo del Duomo.

La fine di Teodolinda
Quando, poco tempo dopo (616), Agilulfo morì, Teodolinda governò da sola per circa un decennio, fino a quando Adaloaldo raggiunse la maggiore età. Non c’erano problemi di politica estera, ma all’interno erano molto forti i contrasti tra cattolici e ariani. Lo stesso Adaloaldo fu deposto e sostituito da un sovrano di religione ariana.

Solo alla fine del VII secolo prevalsero i cattolici: nell’VIII secolo il regno longobardo era uno Stato solido, in cui i Romani portavano nomi germanici e potevano occupare posizioni di potere, mentre i discendenti degli invasori portavano nomi latini e si vestivano come i Romani. Teodolinda non avrebbe potuto immaginare tutto ciò. Era morta, politicamente isolata, nel 628. Fu sepolta a Monza, nella chiesa di San Giovanni che aveva ella stessa fondato e che sarebbe poi diventata il duomo della città.

Condividi