Sommario
Protagonisti
Uomini (e donne) alla rincorsa del potere Simon Mago, un messia mancato Della regina aveva la stoffa Il profeta armato Ermengarda e le altre Tutto il potere a una donna

Tutto il potere a una donna


L'autore

Giorgio Ravegnani (1948) è professore di Storia bizantina all’Università di Venezia. È autore di numerose opere, fra cui: La storia di Bisanzio (2004), Bisanzio e Venezia (2006), Soldati e guerre a Bisanzio: il secolo di Giustiniano (2009), Bisanzio e le crociate (2011).

Tra l’VIII e il IX secolo Bisanzio fu in mano a una sovrana protagonista di un curioso episodio: organizzò un concorso di bellezza per trovar moglie al proprio figlio.

L’imperatrice di ferro
Il 31 ottobre 802 una congiura di corte mise fine al sogno impossibile di Irene, la prima imperatrice di Bisanzio che sia riuscita a conservare tutto il potere nelle sue mani.
La carriera di Irene, chiamata «imperatrice di ferro» per la fermezza e l’intransigenza con cui conquistò e mantenne la corona, finì, dopo un colpo di Stato, tra le mura di un monastero dell’isola di Lesbo. Dopo tante battaglie e vittorie, l’imperatrice fu costretta con la forza a lasciare il campo. Tutto era cominciato circa venti anni prima, nel 780, quando il marito di Irene, l’imperatore Leone IV, morì. Irene così si trovò improvvisamente a guidare l’impero giacché il figlio, Costantino VI, era ancora troppo giovane.
L’imperatrice dovette subito fronteggiare intrighi e lotte intestine, e soprattutto la questione difficile e scottante dell’iconoclastia. Irene per educazione e origine era a favore del culto delle immagini sacre, ma la sua posizione non aveva l’approvazione dei dignitari di corte e dell’esercito. Attenta e paziente, seppe attendere il momento opportuno per imporre la sua idea.

Una raffigurazione di Irene; smalto su pala d’oro. Venezia, Basilica di San Marco.

Il concorso di bellezza
Risolto, almeno momentaneamente, il problema dell’iconoclastia, Irene fu turbata da altre preoccupazioni. Il figlio Costantino, infatti, non nascondeva le sue ambizioni: la madre gli sembrava una presenza troppo ingombrante e lui scalpitava per ottenere la corona.
Irene dapprima cercò di distrarlo, e si mise a cercargli una moglie. Andato a monte, per motivi politici, il fidanzamento con Rotrude, la figlia di Carlo Magno, Irene voleva che la nuora non fosse straniera e soprattutto desiderava che non avesse un padre troppo potente, altrimenti quest’ultimo, alleandosi con il genero, sarebbe stato in grado di scalzarla dal trono. Perciò fu Irene stessa a decidere come doveva essere la moglie di suo figlio: bella, dalle forme perfette, religiosa e di buon cuore. Ma come scegliere la migliore fra tante?
Nel modo più facile: con un concorso di bellezza. E allora per la prima volta nella storia fu organizzato un concorso per trovare una moglie. Irene inviò dei messi imperiali in giro per i territori dell’impero: avrebbero dovuto percorrerli palmo a palmo, controllare e osservare tutte le fanciulle, senza distinzione di origine o ricchezza. L’unico criterio era la bellezza, secondo i precisi dettami stabiliti dall’imperatrice stessa.
La ricerca si rivelò più lunga del previsto, ma alla fine si concluse nella casa di un uomo pio e generoso, che un tempo era stato assai ricco. La sua primogenita, Maria, colpì subito i messi imperiali. La misurarono – altezza, seno, piede – e le misure corrispondevano esattamente ai desideri dell’imperatrice. Costantino aveva la sua sposa.

La ribellione di Costantino
Tutto questo però non servì a placare le mire dell’ambizioso Costantino. Nel 790 i rapporti tra madre e figlio si deteriorarono definitivamente.
Irene, infatti, scoprì un complotto contro di lei organizzato da Costantino e dai suoi consiglieri. Inflessibile, l’imperatrice punì tutti i responsabili, compreso il figlio che venne frustato e tenuto in prigione per alcuni giorni.
Forte del successo, Irene pretese dall’esercito il giuramento di non riconoscere Costantino come legittimo imperatore finché fosse stata in vita.
Ma gli eserciti dell’Armenia, ostili all’imperatrice, si ribellarono, coinvolgendo gli altri corpi d’armata stanziati nell’Asia Minore: i soldati proclamarono Costantino VI unico e legittimo imperatore.
Irene fu relegata in un palazzo di Costantinopoli.

Eleganti donne bizantine, mosaico della Kariye Camil di Istanbul.

La vendetta di Irene
Costantino però non seppe conservare il potere. Il 15 gennaio 792 richiamò la madre a corte e la reintegrò a pieno titolo nel governo. A Irene tutto questo non bastava ancora: voleva regolare definitivamente i conti con il figlio e attese il momento buono per vendicarsi. Dal canto suo Costantino le facilitò il compito commettendo un errore dietro l’altro. Consigliato da un astrologo, decise di attaccare i Bulgari, ma subì una vergognosa sconfitta che lo screditò agli occhi dell’esercito.
Poi ripudiò la moglie per sposare una dama di corte che da tempo era la sua amante, suscitando l’ostilità di molti monaci che lo consideravano un adultero. Monaci, militari, dignitari di corte, sobillati da Irene, abbandonarono Costantino al suo destino. Irene poté così far arrestare il figlio e il 15 agosto del 797 ordinò che gli venissero strappati gli occhi, proprio nella stanza in cui aveva visto la luce. Costantino, schiacciato dalla disgrazia e dal disonore, morì.
Irene aveva vinto e, per la prima volta nella storia di Bisanzio, una donna divenne formalmente imperatrice. Era a capo dell’impero e del suo esercito e si comportava a tutti gli effetti come una vera sovrana. Appariva in pubblico su un carro accompagnata dagli aristocratici più in vista, pronti a tenere le briglie dei cavalli bianchi.
Poi, anche Irene compì degli errori che si rivelarono fatali. A causa delle concessioni e degli sgravi fiscali, soprattutto a favore dei monaci, le casse dello Stato si svuotarono, mentre burocrati e militari non celavano la loro opposizione.
Tra uno scossone e l’altro l’imperatrice di ferro mantenne il potere fino al colpo di Stato dell’802, che pose definitivamente termine alle sue ambizioni.

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