Sommario
Storia di copertina
La paura fa novanta! - Introduzione Un Dio sordo e terribile Laggiù, in mezzo al mar... Le nuove pesti Un documento della paura degli ebrei Popoli che facevano paura: gli zingari

Laggiù, in mezzo al mar...


L'autore
Michel Lequenne

Michel Lequenne (1921) è un uomo politico, uno scrittore e uno storico. Autodidatta, si è dedicato in particolare allo studio di Cristoforo Colombo. Con Soledad Estorach ne ha tradotto l’opera completa che è stata pubblicata nel 1979.

La paura più grande era partire verso l’ignoto: Colombo dimostrò un incredibile coraggio sfidando le superstizioni e le false credenze che sconsigliavano il viaggio.

Il primo viaggio compiuto da Colombo fu davvero un’impresa eccezionale. Occorreva infatti superare tutte le paure dell’epoca, come quella secondo cui se la Terra fosse stata veramente rotonda, una volta che le navi si fossero allontanate dalla Spagna (quindi navigando in discesa), come avrebbero fatto a ritornare indietro? Neanche con i venti più forti sarebbero riuscite a risalire il mare!

Ma la paura più grande era comunque partire verso l’ignoto: occorreva un incredibile coraggio e una straordinaria conoscenza del mare, come dimostra la ricostruzione storica di quel viaggio.

Ci vogliono quattro mesi per preparare la partenza. Martín Alonso Pinzón, che crede di partire verso le città dai tetti d’oro di Cipango (così Marco Polo chiamava il Giappone), convince i marinai e si associa ai proprietari di due caravelle, la Pinta e la Niña. Una nave più grande (si trattava di una nave, non di una caravella) è presa in affitto dal suo proprietario, Juan de la Cosa. È la nave che passerà ai posteri come la Santa Maria, ma che non ha mai portato questo nome, né durante il viaggio, in cui Colombo ne parla come la «nave», sottintendendo «ammiraglia», né dopo il suo naufragio. Senza dubbio il vero nome era Gallega o Maria Galante, in ogni caso un nome rifiutato dal serissimo ammiraglio.

Le navi levano l’àncora il 3 agosto 1492, proprio, ma non per caso, l’ultimo giorno fissato per la partenza degli ebrei espulsi dal regno. Oltre a novanta uomini d’equipaggio, la spedizione si compone di una parte di persone di fiducia di Colombo e di ufficiali della corona, come Pedro Gutiérrez, e Rodrigo Sánchez de Segovia, ispettore. Sembra che ci fossero anche degli ebrei, senza dubbio protetti dai parenti di Colombo che erano conversos (convertiti), come Luis de Santángel: forse quegli ebrei, poiché bisognava comunque lasciar la patria, preferirono il miraggio di una «terrapromessa».

Sebastiano del Piombo, ritratto di Cristoforo Colombo, 1519. New York, Met.

Appena usciti dal porto, e nonostante la forza di persuasione di Pinzón, sembra che un marinaio ostile all’avventura complotti con altri, riuscendo a danneggiare il timone della Pinta. Per questo tutta la spedizione è bloccata alle Canarie fino al 6 settembre. Si diffonde la voce che alcune navi portoghesi incrocino al largo, forse per catturare la piccola flotta. Si riesce a evitarle, ma quando l’ultima terra conosciuta si perde di vista la scena diventa drammatica: molti marinai «sospiravano e piangevano» per la paura.

L’ammiraglio li conforta uno per uno con grandi promesse di terre e ricchezze. Colombo ha scelto bene la sua rotta, tuttavia trova dei venti contrari all’inizio del viaggio, e in seguito delle correnti contrarie. All’entrata nel Mar dei Sargassi, che ha costretto a tornare indietro tanti suoi predecessori, le alghe spaventano i marinai, ma Colombo li convince che sono segni della vicinanza della terra. Tuttavia lui stesso dovrà rassegnarsi e allonanarsene quando il tappedo d'alghe diventerà troppo spesso.

Egli sa rigirare tutto a proprio vantaggio: il fatto che gli uccelli volano verso occidente è segno che vanno a dormire sulla terra vicina; l’apparizione di venti contrari è segno che sicuramente si potrà tornare indietro. Ma i giorni passano. Gli indizi si rivelano inutili e i bei discorsi non fanno più presa. Il 24 settembre sulla nave c’è quasi una rivolta: i marinai brontolano, sono agitati, chiedono di tornare indietro. Colombo da un lato minaccia, dall’altra rinnova le sue grandiose promesse.

Il 25 tutto torna calmo, perché Pinzón, che peraltro ha suggerito di impiccare alcuni ammutinati, ha avuto l’illusione di vedere una terra a sudovest, (in realtà solo nuvole all’orizzonte). Fortunatamente c’è un tempo delizioso e le navi filano velocemente senza altri incidenti.

Il 6 ottobre, una discussione oppone Pinzón a Colombo. Il primo vuole deviare verso sudovest, evidentemente verso le terre ricche d’oro promesse da Colombo, il quale invece vuole andare dritto a ovest per trovare l’isola di Cipango. Teme, se dovessero mancarla, di tardare troppo a raggiungere la terra. L’autorità dell’ammiraglio ha la meglio: si prosegue dritto. Tuttavia il giorno dopo fitti voli di uccelli lo convincono a cedere e a far rotta verso ovest-sudovest. Il giorno 11 Colombo e i suoi uomini vedono galleggiare delle canne verdi e dei rami carichi di frutti; la sera, sulla Pinta, che è più avanti perché è un veliero più veloce, il marinaio Rodrigo de Triana avvista per primo la terra. Alle due del mattino, il 12, la terra è davanti a loro. Ce l’hanno fatta, in trentasei giorni. Colombo aveva finalmente trovato la rotta giusta, ma per il ritorno la volle cambiare. Sapeva che ripetendola non avrebbe mai trovato venti favorevoli, e allora scelse una rotta controvento. Inizialmente rischiò molto a causa di una furiosa tempesta, ma poi le due caravelle raggiunsero le coste portoghesi spinte dai venti dell’Ovest (la Santa Maria era naufragata la notte di Natale). Praticamente per oltre quattro secoli, la navigazione fra Spagna e America fu fissata solo su quelle due rotte.

Cristoforo Colombo ricevuto dalla regina Isabella e da re Ferdinando al ritorno dal viaggio nelle Americhe; litografia del 1892.

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