Sommario
Storia di copertina
La paura fa novanta! - Introduzione Un Dio sordo e terribile Laggiù, in mezzo al mar... Le nuove pesti Un documento della paura degli ebrei Popoli che facevano paura: gli zingari

Un documento della paura degli ebrei


L'autore
Paolo Doni detto Paolo Uccello

Paolo Doni detto Paolo Uccello (1397- 1475) fu un importante pittore e mosaicista italiano, protagonista del Rinascimento. I suoi quadri attestano un uso sapiente della prospettiva, evidente per esempio nelle tre tavole della Battaglia di San Romano, attualmente ospitate al Louvre, alla National Gallery di Londra e alla Galleria degli Uffizi di Firenze. In questa città si trova anche il celebre Monumento equestre a Giovanni Acuto, che affrescò (1436) in Santa Maria del Fiore.

Il Miracolo dell’ostia profanata dipinto da Paolo Uccello documenta una della paure che si nutrivano a proposito degli ebrei: che profanassero le ostie consacrate.

La predella della pala d’altare

Tra il 1467 e il 1468 Paolo Uccello fu incaricato dalla compagnia del Corpus Domini di Urbino di dipingere sei tavole che dovevano illustrare il Miracolo dell’ostia profanata. Le tavole unite avrebbero costituito la predella di una grande pala d’altare: la predella è nella sostanza il gradino che soprelevava l’altare e le tavole servivano appunto a decorarlo. Il soggetto è un famoso miracolo che si credeva avvenuto a Parigi nel 1290: narra di un’ostia che viene venduta a un ebreo e inizia a sanguinare copiosamente quando questi tenta di profanarla.

Miracolo dell’ostia profanata - Tavole unite

Prima scena

Nella prima scena un mercante ebreo compra un’ostia consacrata da una povera donna cristiana.

Seconda scena

L’ebreo, tornato a casa, per disprezzo mette l’ostia a friggere in una padella nel camino. L’ostia profanata comincia a sanguinare in modo così copioso che il sangue esce dalla porta di casa e fa scoprire questo orribile delitto alla popolazione della città. I cittadini sono rabbiosi per quanto sta accadendo: vogliono arrestare non solo la donna che ha venduto l’ostia ma anche il mercante ebreo e la sua famiglia.

Terza scena

L’ostia viene recuperata e riportata con una solenne processione in chiesa per riconsacrarla. Viene posta sull’altare da un uomo che indossa una tiara e un manto: era forse papa Bonifacio VIII?

Quarta scena

La donna che aveva venduto l’ostia viene presa e condannata. È in piedi e vestita di nero, circondata dai soldati, in attesa di essere impiccata sull’albero, ma la presenza un angelo che la sta seguendo dal cielo sembra rappresentare la redenzione o la possibilità del perdono.

Quinta scena

Per il mercante ebreo e la sua famiglia non c’è invece neppure la speranza del perdono: vengono messi al rogo, non c’è pietà neppure per i bambini. Non vi sono angeli che portano il perdono, ma solo i soldati in armi a sorvegliare il rogo.

Sesta scena

Nell’ultima scena davanti a un altare si attende che l’anima della donna morta impiccata ascenda in cielo: ci sono un angelo e un demone ad attenderla e a contendersela.

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