Sommario
Storia di copertina
La paura fa novanta! - Introduzione Un Dio sordo e terribile Laggiù, in mezzo al mar... Le nuove pesti Un documento della paura degli ebrei Popoli che facevano paura: gli zingari

Un Dio sordo e terribile


Il Giudizio Universale di Michelangelo è una perfetta rappresentazione dell’angoscia con cui gli uomini del Cinquecento attendevano il giudizio finale: il giorno, che ritenevano imminente, nel quale avrebbero dovuto fare i conti con un Dio implacabile.

La grandiosa rappresentazione del Giudizio Universale, dipinta da Michelangelo Buonarroti (1475-1564) sulla parete di fondo della Cappella Sistina tra il 1536 e il 11541, a Roma, rappresenta efficacemente la religiosità tormentata degli uomini del Cinquecento. Il Giudizio esprime una visione tragica della condizione e del destino dell’uomo, che non maschera la propria angoscia di fronte alla sentenza divina.

Al centro dell’affresco troviamo il Cristo, attorno ruotano le altre figure, che sembrano travolte da un vorticoso movimento rotatorio, il cui cardine è posto nel severo gesto del Cristo giudice supremo. La scena è estremamente drammatica: non solo i dannati, anche i santi e i beati appaiono sconvolti dal terrore. Cristo, invece, sembra completamente sordo alle invocazioni: era questa l’immagine di Dio nel Cinquecento, un giudice implacabile dei peccati e delle debolezze degli uomini. Per questo tutti attendevano con terrore il giorno in cui sarebbero stati chiamati a rendere conto dei loro peccati.

È questo il cuore della crisi religiosa cinquecentesca: la paura del peccato e di un Dio inflessibile che faceva disperare della salvezza. È interessante osservare che questo fu il contenuto della crisi che affrontarono in gioventù sia Martin Lutero che Ignazio di Loyola. Ciò dimostra che, al di là delle esperienze personali, c’era alla radice della crisi religiosa una causa più profonda: secondo lo storico Paolo Prodi, tale causa è costituita dalla radicale trasformazione del rapporto tra Dio e individuo nel mondo moderno.

Tutto quello che spaventava gli uomini del Cinquecento

A livello culturale, la modernità si è affermata accentuando la trascendenza di Dio rispetto al mondo: è questo il fondamento della laicità della cultura proclamata dal Rinascimento e in particolare dell’autonomia della natura che cessa di essere oggetto della teologia per essere interamente affidata alla scienza. Per spiegare il mondo, cioè, non si ricorre più all’azione di fattori magici o divini ma alle semplici leggi naturali. Nella sostanza, l’uomo moderno cessa di credere che il mondo sia governato da Dio o da altri princìpi soprannaturali: il grande studioso tedesco Max Weber (1864-1920) ha definito questa conquista disincanto del mondo.

Questo disincanto, però, comportò anche la perdita da parte dell’individuo di una sua collocazione all’interno di un cosmo governato da Dio: è questo che drammatizzò il problema della salvezza individuale. Ed è questo che spiega il terrore per il giudizio finale.

Dettaglio del Giudizio Universale di Cranach.

L’affresco raffigurante il Giudizio Universale, che Michelangelo dipinse nella Cappella Sistina tra il 1536 e 1541 per volere di papa Clemente VII, rappresenta in modo vivo ed efficace la religiosità tormentata dei suoi contemporanei: una spiritualità caratterizzata da una visione tragica della condizione dell’uomo, angosciato per la sentenza del giudizio finale.

 

  1. La metà superiore dell’affresco è occupata dal mondo celeste: al centro troviamo il Cristo giudice supremo con accanto la Madonna, attorniati sui lati da santi, patriarchi, apostoli, martiri, beati e, nelle due lunette in alto, gruppi di angeli con i simboli della passione.
  2. Nella fascia immediatamente inferiore sono rappresentate, come spinte da un doppio vortice verticale, ascendente e discendente, le anime giudicate da Cristo: alla Sua destra coloro che ascendono faticosamente al cielo, alla Sua sinistra i dannati che precipitano all’inferno.

L’espressione sconvolta dal terrore di questo dannato ben rappresenta la drammaticità del momento.

Anche i santi e i beati che circondano Cristo appaiono sbigottiti di fronte allo spettacolo terribile e improvviso che si mostra ai loro occhi, come rivela l’espressione preoccupata di san Pietro.

Tutta la scena è dominata dalla figura di Cristo: con un gesto imperioso e uno sguardo duro rivolto verso coloro che sono stati condannati agli inferi appare completamente preso dal Suo compito di giudice, sordo perfino alle invocazioni della Madonna che intercede per gli uomini. La Madonna, infatti, ritratta in un atteggiamento pietoso, rivolge il capo con dolcezza verso gli eletti che stanno faticosamente salendo al Regno dei Cieli.

Un giudice implacabile dei peccati e delle debolezze umane: era questa l’immagine di Dio nel Cinquecento. Nessuno sperava nella misericordia del Signore. Tutti erano terrorizzati dal pensiero del giorno del Giudizio, in cui sarebbero stati chiamati a rendere conto dei loro peccati, e dall’angoscia per la sentenza finale.

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