Sommario
Storia di copertina
Un incubo al potere il secolo dei dittatori - Introduzione Stalin: l'uomo d'acciaio La moglie e i figli di Stalin Mussolini, pubblico e privato Claretta, l'unico vero grande amore? Hitler un criminale al potere

Mussolini, pubblico e privato


L'autore

Aurelio Lepre (Napoli, 1930-2014) storico di tendenza marxista, ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Napoli, con particolare attenzione agli aspetti sociali e politici dell’Italia del Novecento. Fra gli scritti: Contadini, borghesi ed operai nel tramonto del feudalesimo napoletano (1963); Storia della prima Repubblica. L’Italia dal 1942 al 1992 (1993); Il prigioniero. Vita di Antonio Gramsci (1998); Guerra e pace nel XX secolo. Dai conflitti tra Stati allo scontro di civiltà (2005)

Un adolescente irrequieto educato a cinghiate, un giovane rivoluzionario che pretendeva di dare ordini anche a Dio e pensava di possedere un fiuto speciale per la politica

Un adolescente irrequieto

Figlio di Alessandro, fabbro ferraio, impegnato politicamente nell’ala del movimento socialista più anarchicheggiante, e di Rosa Maltoni, cattolica e di carattere remissivo, Benito deve il suo nome al ricordo del rivoluzionario messicano Benito Juarez. Il padre lo educò con metodi duri, ricorrendo spesso alle «cinghiate».

Mussolini studiò nel collegio salesiano di Faenza e nel 1901 conseguì il diploma di maestro elementare. Nel collegio maturò un acceso anticlericalismo che contribuì a inasprirgli il carattere. Ricorderà infatti spesso le punizioni corporali e il cibo «ripugnante ». I genitori alla fine furono costretti a riprenderselo perché, come è scritto nella relazione del collegio: «Si pone in contrasto con ogni ordine e disciplina […], non sa sopportare, vuole la rivincita […], si ribella a ogni castigo e correzione».

Dopo aver insegnato qualche mese come supplente in una scuola elementare, decise che quella non era la sua strada ed emigrò in Svizzera (1902) per sottrarsi al servizio militare. Il 24 luglio venne arrestato a Losanna per vagabondaggio. Tra il 1902 e il 1919 finì in carcere altre dieci volte.

Mussolini capì ben presto che la sua grande ambizione e il desiderio di diventare qualcuno potevano essere realizzati nella politica. Avrebbe detto di sé, a proposito di questi anni: «Eravamo […] piccoli borghesi in fregola di sfuggire alla stretta delle dominanti miserie morali, e anche materiali, per diritto di cultura, di quel poco di cultura che avevamo raffazzonato per via».

Foto segnaletica di Mussolini a Berna il 20 giugno 1903.

La violenta polemica anticristiana

In Svizzera Mussolini entrò in contatto con il movimento socialista locale e con personalità come Giacinto Menotti Serrati e Angelica Balabanov. In questo periodo emerge il suo acceso anticristianesimo, rafforzato dalle lettura di Nietzsche e Marx.

Proprio sotto la guida di Serrati, un uomo di forti convinzioni atee, Mussolini scriveva a tarda notte un opuscoletto, L’uomo e la divinità, per negare l’esistenza di Dio. «La religione nella scienza è l’assurdo, nella pratica un’immoralità, negli uomini una malattia»: era, questo l’esordio dello scritto, da cui si può ben cogliere il suo carattere generale. Altrettanto indicativo è un altro passo: «Se dio [è significativa l’iniziale minuscola] è perfetto, come poteva, e perché creare un mondo che non lo è? Se siamo fatti a sua immagine e somiglianza, se in tutti noi vi è una particella divina, l’anima, perché l’ignorante e il dotto, il cretino e l’intelligente, il bello e il deforme?».

Durante un dibattito su questo libello, accadde un fatto molto indicativo della spregiudicatezza e della teatralità mussoliniana. Il futuro duce chiese in prestito a uno dei presenti un orologio preannunciando un esperimento risolutivo. Avuto nelle mani l’oggetto richiesto, lo alzò al cielo esclamando con voce robusta e ispirata: «Concedo cinque minuti di tempo al Padre Eterno per fulminarmi. Se non mi colpisce, vuol dire che non esiste!».

Questa assurda e stravagante prova empirica accrebbe tuttavia il fascino di cui già egli godeva fra tanti poveri immigrati.

 

Un amante poco romantico

Rientrato in Italia Mussolini divenne un militante del Partito socialista a tempo pieno, entrando anche nella redazione dell’«Avanti!». La sua violenta campagna antimilitarista contro l’impegno dell’Italia nella guerra di Libia gli costò l’arresto con l’accusa di incitamento al sabotaggio.

Condannato in primo grado a un anno di carcere, venne liberato dopo quattro mesi in seguito all’assoluzione in appello. Proprio in cella scrisse alcune pagine autobiografiche che intitolò La mia vita e nelle quali si soffermò soprattutto sulle sue prime esperienze amorose. Secondo lo storico Antonio Spinosa, Mussolini «egoista e sultano frettoloso qual era non amava veramente nessuna donna». In un’intervista rilasciata quando era ormai dittatore dichiarò: «La donna deve obbedire, deve essere passiva. Essa è analitica. Ha forse mai fatto dell’architettura in tutti questi secoli? Le dica di costruirmi una capanna, non dica un tempio! Non lo può. Essa è estranea all’architettura che è la sintesi di tutte le arti e ciò è un simbolo del suo destino».

 

Il carattere di un vero «duce»

Una volta conquistato il potere e instaurato il regime, Mussolini si preoccupò della mitizzazione della propria immagine attraverso vari mezzi. Uno di questi fu anche la biografia scritta in collaborazione con Margherita Sarfatti, intellettuale vicina al fascismo e amante di Mussolini. Il libro, intitolato Dux, venne pubblicato nel 1926.

Si trattò chiaramente di un’opera di propaganda, anche se vi si possono rintracciare alcuni elementi realistici relativi al carattere di Mussolini, come ricorda Aurelio Lepre: «In privato Mussolini si rappresenterà sempre come l’uomo che sa afferrare le occasioni offerte dal destino. […] Dote essenziale per l’uomo politico diventa perciò l’istinto, il fiuto. Mussolini ritiene di possederlo in sommo grado. […] Altra qualità che Mussolini si riconosceva e che gli veniva ampiamente riconosciuta anche dagli altri è la preveggenza, che trova anche una forte espressione iconografica. Mussolini è quasi sempre fotografato, disegnato, scolpito con lo sguardo fisso all’orizzonte, mentre scruta il futuro che gli altri ancora non sono in grado di vedere».

Fonte - Mussolini Italiano. Il Duce nel mito e nella realtà, Mondadori, Milano, 1995

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