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Vita quotidiana
Un'infernale società rurale - Introduzione La vita degli uomini comuni: l’incubo della fame La vita dei ricchi: voglia di esagerare La vecchiaia: mai fidarsi dei giovani! Carnevale, giorni di straordinaria follia

Carnevale, giorni di straordinaria follia


In reazione all’esperienza quotidiana della fame, il Carnevale rappresenta l’abbondanza, fino all’eccesso, del grasso degli alimenti che fanno gonfiare il ventre e causano flatulenza. Circolano in questi giorni montagne di cibo e i giovani setacciano piazze e strade alla ricerca di frittelle e dolciumi vari.

Carnevale, addio alla carne 

Il nome attuale ha un’origine altomedievale.

Il primo termine espressamente riferito a questo periodo dell’anno nelle fonti – non solo in Italia, ma in assoluto – si trova in un atto redatto a Subiaco nel 965, dove con il termine «carnevalare» è indicato uno dei tre momenti dell’anno previsti per il pagamento delle tasse a un’abbazia.

Altri termini usati a partire da questa data sono carnisprivium, carnislevamen: tutti insistono su un’idea di privazione dalla carne.

Il concetto è confermato anche in altre lingue volgari europee.

Piacere senza freni

Il termine «carnevale» designa all’inizio semplicemente il giorno o i giorni che precedono il principale periodo di penitenza previsto dal cristianesimo, la Quaresima, definita nel calendario liturgico già a partire dal IV secolo.

Data l’imminenza di un così lungo periodo di privazioni, il Carnevale diventa ben presto di durata variabile, da pochi giorni a molte settimane fra gennaio e marzo. È l’epoca in cui si cerca di esaltare tutto ciò che in Quaresima non sarà più possibile fare.

Ecco allora una concentrazione, specialmente nell’ultima settimana di Carnevale, dell’alimentazione a base di carne a tutti i livelli, di festini e banchetti (come il giovedì e il sabato grasso, la domenica e il martedì di Carnevale).

Pieter Bruegel il Vecchio, Contrasto tra Carnevale e Quaresima, 1559. Vienna, Kunsthistorisches Museum.

La maschera, un idolo diabolico

Da sempre le maschere sono connesse al Carnevale, tanto da stabilire una sorta di equazione fra i due termini: maschere uguale Carnevale, e viceversa. Ma per quale motivo?

Legata, fino dalle sue origini remote, ai comportamenti folcloristici già precristiani poi confluiti nel Carnevale, la maschera assolve varie funzioni, ancora oggi discusse dagli studiosi. Simbolo delle forze vegetative della natura, per alcuni, e delle energie vitali, per altri, oppure del mondo dei morti.

In ogni caso, la maschera assimila il suo portatore al soggetto di cui prende le fattezze, qualunque esso sia. Per questo motivo è condannata fin dall’inizio dalla Chiesa, perché «spezza» la somiglianza fra l’uomo e il suo creatore e rischia di diventare un «idolo» diabolico.

Inoltre è condannata anche dalle autorità civili, perché ogni forma di mascheramento, o di travestimento, pone da sempre dei problemi di ordine pubblico, in quanto rischia di rendere irriconoscibili gli autori di possibili crimini.

Tuttavia, almeno a livello civile ne viene tollerato l’uso in momenti o in contesti in cui esso sia controllabile, come il periodo di Carnevale, o alcuni suoi particolari giorni, come il martedì grasso.

Personaggi carnevaleschi

Personaggi carnevaleschi, miniatura del XIV secolo. Parigi, Biblioteca Nazionale.

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