Sommario
Storia di copertina
Pericle era un dittatore e Cesare un democratico? - Introduzione Atene, il vizio di origine della democrazia Pericle, il princeps romano La demokratia nasce con un atto di violenza? La nostra democrazia è figlia di Atene? Cesare, il dittatore democratico Cesare, il principe è povero

La demokratia nasce con un atto di violenza?


Riflettiamo, ancora con Canfora, sull’origine del termine demokratia, che nel V secolo viene usato per indicare il predominio violento della parte più povera dei cittadini; si può, dunque, utilizzare a proposito del regime politico ateniese?

Tutto lascia pensare che demokratia nasca come termine polemico e violento, coniato dai nemici del demo. Non sarà un caso che, nel quinto secolo, le più abbondanti attestazioni del termine siano quelle, ostili e spregiative, che ricorrono nell’Athenaion Politeia1 e nel discorso di Alcibiade a Sparta, o quelle cautelose e limitative dell’epitafio di Pericle.

Philipp Foltz, L’orazione funebre di Pericle, 1852. Il dipinto si riferisce all’orazione funebre pronunciata da Pericle per commemorare i caduti del primo anno della guerra del Peloponneso.

[...] Demokratia non nasce dunque come parola della convivenza politica, ma come parola di rottura, esprime la prevalenza di una parte più che la partecipazione paritetica di tutti indistintamente alla vita della città (che è espressa piuttosto da isonomia). Addirittura la democrazia nasce, secondo Platone, con un atto di violenza: «quando vincono i poveri, e uccidono alcuni dei ricchi, altri li scacciano, e ai rimanenti concedono di compartecipare alla pari alla vita politica e alle cariche, e per lo più in essa le cariche vengono affidate per sorteggio»; e prosegue osservando che questa instaurazione violenta si realizza o senz’altro con le armi ovvero per una spontanea autoesclusione del partito avverso «che si ritira in preda al terrore». Demokratia non racchiude in sé neanche l’implicita legittimazione derivante dal concetto di «maggioranza ». [...]

Su questo punto Aristotele è molto chiaro ed esplicito: [...] essa consiste nell’egemonia dei più poveri. [...]
Nella classificazione tipologica delle costituzioni, la democrazia (come l’oligarchia o la tirannide) è per Aristotele una forma deteriore, il cui corrispettivo positivo è la politeia. Dunque demokratia vale essenzialmente dominio di un gruppo sociale – il demo –, non necessariamente della maggioranza; e demo sono «i poveri tra i cittadini» o meglio, come precisa Aristotele, «agricoltori, artigiani, marinai, manovali, commercianti».

Moderna statua di Aristotele collocata a Stagira, sua città natale.

[...] Infatti Pericle nell’epitafio si affretta a chiarire che l’originale forma politica di Atene viene sì denominata demokratia, ma ciò non implica affatto un predominio dei «poveri»: il ricco e il povero contano allo stesso modo, per quello che intrinsecamente valgono, non per quello che socialmente sono. E perciò Platone nel Menesseno, quando giunge a definire il regime vigente in Atene, dice che è sempre stata una «aristocrazia»: «alcuni la chiamano democrazia, altri altrimenti, di fatto è un governo dei migliori con l’approvazione della massa».

1 È un’opera (in italiano, Costituzione degli Ateniesi) attribuita ad Aristotele, composta fra il 330 e il 322 a.C.

Condividi