Sommario
Storia di copertina
Incontri e scontri di civiltà: vino, birra o niente? La cultura alimentare nel Medioevo I Germani visti dai Romani Diffusione della birra e identità cristiana del vino “Questo non lo posso mangiare!” Il digiuno e l’astinenza nella Chiesa Le regole alimentari islamiche

Diffusione della birra e identità cristiana del vino


Quando il cristianesimo si diffuse nell’impero romano prima, e fra i popoli germanici poi, non vietò il consumo di bevande alcoliche. Promosse un uso moderato del vino e della birra, favorendone la diffusione in tutta Europa e, successivamente, in America.

La diffusione della birra

Dalle tribù germaniche e celtiche la produzione di birra continuò grazie ai monaci irlandesi che la diffusero nel resto dell’Europa, soprattutto nel Nord dove fu particolarmente apprezzata. I monasteri infatti traevano profitto dalla produzione di birra e le birrerie dei monasteri divennero presto luoghi molto frequentati. Anche le suore, nel corso del Medioevo, avevano il compito di produrre la birra che veniva data ai malati e ai pellegrini. È grazie alla badessa Ildegarda di Bingen, monaca benedettina e naturalista tedesca vissuta nel XII secolo, che si ha conoscenza dell’utilizzo del luppolo nella preparazione della birra: fu una novità importante perché l’uso di questa pianta aveva effetti antisettici, poteva così garantire una conservazione più lunga e più igienica del prodotto rendendone possibile il commercio.

 

Lorenzo Lotto, Santa Brigida trasforma l’acqua in birra, particolare dalle Storie di santa Brigida, 1524.

Trescore Balneario (Bergamo), Oratorio Suardi. Santa Brigida d’Irlanda visse tra V e VI secolo; il suo culto venne diffuso nell’Europa continentale e nel Nord Italia a seguito dei monaci missionari irlandesi tra VI e VII secolo.

L’identità cristiana del vino

La coltivazione della vite e la produzione del vino nell’area mediterranea risalgono a epoche molto antiche, probabilmente alla fine del neolitico, diventando poi il prodotto più diffuso e commercializzato nel mondo greco e romano. Con la fine dell’impero romano d’Occidente e con l’abbandono delle campagne, si ridusse però la superficie dedicata alla coltivazione dell’uva, che si concentrò nelle aree vicine alle città, meglio collegate alle coste e alle vie di comunicazione commerciale. Un grande impulso alla diffusione del vino in Europa venne dalla Chiesa che lo utilizzava nella celebrazione dei riti sacri. Si rendeva perciò necessario estendere la coltivazione della vite anche in quelle aree climatiche meno favorevoli del nord europeo. Così le proprietà agricole dei monasteri e dei vescovi divennero importanti centri di viticoltura che gli ordini monastici diffusero ai limiti estremi di latitudine e altitudine. Inoltre poiché l’islam, che dopo l’VIII secolo si diffuse in tutta l’area mediterranea, riteneva il vino una sostanza impura, il cristianesimo lo adottò come un elemento della propria identità e della sociabilità tra i fedeli. Nel XVI secolo la coltura della vite fu esportata nel Nuovo Mondo, anche qui inizialmente con finalità religiose per avere il vino per la Messa; ma in seguito divenne così importante che alcune ordinanze obbligarono gli agricoltori a piantare “mille viti” e persino l’imperatore Carlo V offrì dei premi per favorire la diffusione della vite nelle colonie. Dal Messico la viticoltura si diffuse rapidamente verso il sud dell’America; in breve tempo il vino divenne una bevanda comune.

 

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