Sommario
Storia di copertina
Incontri e scontri di civiltà: vino, birra o niente? La cultura alimentare nel Medioevo I Germani visti dai Romani Diffusione della birra e identità cristiana del vino “Questo non lo posso mangiare!” Il digiuno e l’astinenza nella Chiesa Le regole alimentari islamiche

La cultura alimentare nel Medioevo


La produzione del vino fu tipica del mondo romano, mentre la birra era la bevanda tradizionale dei popoli germanici. La civiltà cristiana li adottò entrambi: il vino fin dalle proprie origini, la birra nel Medioevo, quando furono proprio monaci e suore a svilupparne le tecniche di preparazione.

Monaco che spilla vino da una botte, miniatura tratta da un codice francese (Li livres dou santè) del XIII secolo. Londra,
British Library.

A partire dal IV e dal V secolo dopo Cristo, l’arrivo dei popoli germanici nel cuore del continente europeo cambiò profondamente la cultura che si era radicata durante la lunga storia della civiltà di Roma.
Due mondi dunque si incontrano, mescolando tradizioni, usi, costumi e si arricchiscono con reciproche contaminazioni linguistiche e culturali: l’incontro-scontro fra due stili di vita, che per i secoli precedenti al Mille è definita dagli storici “sintesi latino-germanica”. Naturalmente anche l’alimentazione fu coinvolta in questo lungo processo: i nostri antenati hanno imparato a conoscere il cibo dei popoli barbarici insediati nel Nord dell’Europa e questi hanno conosciuto quello dell’area mediterranea, si sono scambiati prodotti e si sono sperimentate novità alimentari. Simboli dell’incontro di queste due culture, romana e germanica, sono il vino e la birra, le bevande che ancora oggi rappresentano il Sud e il Nord dell’Europa e che racchiudono in sé aspetti di carattere climatico, economico e anche religioso. L’Europa medievale è divisa in una zona mediterranea in cui prevale la cultura del vino e in un’altra settentrionale in cui è massicciamente presente la cultura della birra. Ancora oggi, d’altra parte, è vivissima la tradizione dei birrifici olandesi, belgi, tedeschi, irlandesi e inglesi mentre i vini più famosi nel mondo sono quelli italiani e francesi. Questa divisione ha certamente ragioni di ordine climatico e ambientale, ma ve ne sono altre, di carattere
storico e culturale.

Dioniso, dio del vino, in un mosaico romano del III secolo d.C. rinvenuto nella “Casa di Dioniso”, a Pafos, nell’isola di Cipro.

La birra è il risultato della fermentazione di cereali, principalmente orzo e frumento, e il vino di quella dell’uva. Entrambe le produzioni sono note dall’antichità, ma se per i cereali è sufficiente un campo, magari una radura nella foresta, e la stagione successiva alla semina è già quella del raccolto, per l’uva è necessario un complesso lavoro di impianto delle viti, generalmente in collina, e prima di poter effettuare la vendemmia bisogna aspettare alcuni anni. La questione fondamentale riguarda perciò il reperimento della materia prima: più semplice e rapido per la produzione della birra, più lungo e complicato per la coltivazione dell’uva.

Le popolazioni “barbariche”, che dal III secolo dopo Cristo avevano attraversato il Reno e il Danubio ed erano penetrate nei territori controllati dall’impero romano, portavano con sé tradizioni legate al nomadismo e alla vita nella foresta: la loro organizzazione sociale e l’ambiente in cui vivevano hanno determinato ovviamente conseguenze sul loro stile di vita e quindi anche sulla loro alimentazione. I Germani erano organizzati in clan e tribù che si alleavano o si combattevano per il controllo del territorio; consideravano la forza guerriera, la supremazia fisica e la voracità valori positivi che trasferivano nei loro miti e nelle caratteristiche delle loro divinità. Erano abituati a vivere nella foresta, praticavano la caccia, raccoglievano i frutti spontanei, allevavano soprattutto i cavalli, necessari agli spostamenti e alla guerra, e i maiali che si nutrivano allo stato brado o semibrado di ghiande e faggiole (frutti che assomigliano a piccole castagne); infine coltivavano in proprietà agricole non molto estese cereali resistenti come orzo e segale.
Le popolazioni romane e romanizzate erano invece sedentarie e organizzate in strutture sociali complesse. Nel mondo romano l’attività agricola era prevalente, affiancata anche dalla pastorizia, e organizzata in latifondi per la coltivazione di grano, uva, olive, cioè la base della triade alimentare dell’area mediterranea: pane, vino e olio, che era già stata la base alimentare dei Greci e che il cristianesimo aveva accolto e sacralizzato.

A destra, la macellazione del maiale; a sinistra, una mescita di vino. Miniature provenienti dal Tacuinum sanitatis, opera del XIV secolo.
Roma, Biblioteca Casanatense.

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